Come gabbiani?

di Irene Coppola


Affinché mediti e impari che l’incosciente temerarietà non può dare alcun frutto… tutto ci è ignoto, e tutto della vita è imperscrutabile, tranne che siamo al mondo per mangiare e per campare il più a lungo possibile (Il gabbiano Jonathan Livingston, Richard Bach).

E’ una visione della vita che accomuna molta gente, io l’ho sempre definita un po’ triste e pessimista, ma dà forza a persone deboli, fragili o semplicemente deluse.
Ogni giorno ci rediamo conto di quanto poco sappiamo e di quante cose belle o brutte esistono e aspettano di essere scoperte e rianimate… ma le lasciamo lì, ad aspettare.
Viviamo in un mondo intrinseco di apparenza. Non guardiamo mai oltre quel “velo di Maya” che ci permette di afferrare la vera essenza dell’essere.

Certo, in tutto questo una buona parte è d’attribuire alla società e alle persone che la “popolano”. Una società che cresce, frenetica, in continuo movimento e mutamento, dove realmente si pensa che siamo qui al mondo “per mangiare e campare il più a lungo possibile”, aggiungerei “campare bene”. Una società dove si mescolano sogni, ambizioni realtà, fallimenti. Un mondo materiale, dove sono pochi quelli che sognano, e ad alcuni questo viene distrutto.

I have a dream. Frase celebre, no?!

Anche io ho un sogno, non è qualcosa d’impossibile, se lo dicessi susciterei risa… proprio per la sua banalità! Il mio sogno s’ispira alla vita o al futuro, diverso da come potevamo aspettarcelo, dove tutto è sempre più complicato. Il mio sogno è speranza, è una piccola lotta con il mondo e la sua soffocante burocrazia.
Un mondo in cui siamo come gabbiani, abbiamo grandi ali per volare e potremmo percorrere grandi distanze, ma rimaniamo inermi a guardare e diamo con il nostro silenzio il permesso a terzi di decidere per noi.
Ma le nostre ali, dove le abbiamo riposte? Interrogativi che non ci permettono di rispondere a tono, per cambiare le carte e poter dire che “l’incosciente temerarietà può dare i suoi frutti. La chiave di volta verso la conoscenza, dando un senso alla propria vita, il nostro senso.”

Io vedo solo gruppi disgregati di gente che non sa dove andare, perchè accecata da interessi egoistici o ancor peggio travolta da pigrizia.
Ci giudichiamo migliori di altre specie sulla terra, siamo definiti la specie più intelligente… invece, siamo stati semplicemente più fortunati. Peccato che non c’è alcun criterio di ripartizione di questa fortuna e che ormai abbiamo dimenticato cosa significa lottare per avere indietro i nostri sogni.

Scegliamo il nostro mondo successivo in base a ciò che noi apprendiamo in questo.
Se non impari nulla, il mondo di poi sarà identico a quello di prima, con le stesse limitazioni (Il gabbiano Jonathan Livingston, Richard Bach).

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