I Diaframma ai Candelai: Fiumani in retromarcia

I Diaframma sono tornati per la seconda volta a Palermo in due anni e mezzo, l’ultima lo scorso 30 marzo. Per chi non lo sapesse, sono un gruppo storico della musica italiana, nato nel periodo di grande successo del post-punk e della new wave degli anni ’80, periodo che vedeva fiorire grandi gruppi in città come Firenze e Bologna. I Diaframma hanno alle spalle una trentina di anni di esperienza e sono capitanati da Federico Fiumani che scrive i testi e li canta pure, dopo l’abbandono di Miro Sassolini, voce straordinaria dei primi tre album della band. La voce di Fiumani è più sgraziata, imperfetta, ma assolutamente coerente con lo spirito punk della sua figura un po’ poeta e un po’ artista di culto fattosi da solo. Può stupire che siano ancora in attività, e infatti dopo un periodo incerto nella seconda metà degli anni ’90, il gruppo ha trovato nuova linfa e sembra piacere anche alle nuove generazioni e ad essere considerato tuttora incredibilmente influente.

Si sono esibiti in quel di Palermo ai Candelai, locale che si trova nell’omonima via. Un posto carino, dentro, ma totalmente anonimo all’esterno, in una via che ultimamente è stata presa d’assalto dai giovani “tasci” che amano fare il karaoke o bivaccare con la musica dance a volumi altissimi in mezzo alla strada, come padroni assoluti di essa. I Candelai è il posto in cui fanno venire gli artisti della scena musicale chiamata antipaticamente “indie” e fa rabbia pensare che sia l’unica possibilità che Palermo dia a questi artisti ed al suo pubblico che ne vuole fruire.

L’acustica è pessima, lo spazio è piccolo.

I Diaframma sono stati chiamati a chiudere un programma che è stato interessante e che ha portato in questa terra nomi come Calibro 35, Vasco Brondi, Brunori Sas. Ma come si fa in questi casi, si cerca di non pensar troppo ai pregiudizi e ai malcontenti e si va, sperando di godersi un po’ di buona musica.

La mia è una visione da spettatore, non sono un tecnico e mi limito a descrivere cosa ho visto.

Il concerto inizia dopo un’ora di ritardo, ma sembra ormai un’abitudine rispettatissima qui; sembra farsi più rara l’attesa fuori dal locale, fino a qualche mese fa si aspettava, in pieno inverno, in mezzo alla strada, una viuzza a transito limitato, ma con tanto di motorini che pretendono di passare. Un’altra abitudine è quella di far aspettare la gente per creare numero, si, perché sarà che ormai si sa che questi concerti iniziano tardi.

I prezzi si aggirano attorno ai 10 euro o al massimo costano 16.50 (peraltro costano di più senza prevendita) e non c’è la possibilità di un abbonamento.

Inoltre bisogna essere consapevoli che si potrà non vedere nulla se ti trovi dietro, che non capirai un cazzo se non conosci le canzoni, che i tuoi polmoni dovranno assupparsi, senza permesso, tutto il fumo passivo di chiunque.

Ultimamente, a tutto ciò si è anche aggiunta l’organizzazione di serate “a tutta dance” che invadono l’atmosfera da post-concerto in maniera poco carina e assolutamente incoerente con ciò che si esibiva poc’anzi. Orde di ragazzi e ragazze curatissimi o vestiti a tema fanno la fila per partecipare ad una serata come si deve, il venerdì sera. Niente di più giusto, ognuno è libero di divertirsi come vuole. Ma è l’idea dell’intera serata che fa paura, visto che sembra sia stata organizzata da Dr. Jerkill e Mr. Hide.

I Diaframma hanno suonato bene, il loro concerto è stato esplosivo nonostante qualche imprecisione e un po’ di disagio da parte di Fiumani. Non sono più usciti per il bis, ma poghi, urla, deliri sono stati protagonisti assoluti di questa serata.

Dopo la fine di ogni concerto, si va a vedere se si riesce a fare due chiacchere e qualche foto col gruppo; in questo locale si sale su, praticamente dove ci sono i cessi e la puzza di piscio è invadente.

Non basta: il nuovo pubblico si aggiunge a quello già presente. L’atmosfera cambia radicalmente e la musica di sottofondo si fa assordante. Le ragazze ben vestite fanno la fila per entrare in bagno e poco dopo iniziano, come delle ossesse, a guardarsi negli specchi vicino ai camerini. Questa seconda serata sembra avere più gente del concerto dei Diaframma, cazzo! Inoltre sembrano due mondi diversi quelli che si incontrano.

Il batterista e il bassista sono già usciti, chiaccherano tranquillamente con noi e cercano di vendere il loro ultimo disco. Federico non si vede finché, ad un certo punto, non tenta di farsi largo tra le ragazze-galline ossessionate dal proprio trucco e dal proprio culo.

Lo seguiamo con discrezione fino all’uscita e si scopre che la loro auto era rimasta posteggiata proprio di fronte all’entrata del locale, e che qualcuno (lo staff dei Candelai?) avrebbe dovuto spostarla in luoghi più tranquilli. Bene, lì fuori c’era il delirio del venerdì sera, gente ovunque, tavolini ovunque.

Ad un certo punto mi ritrovo con un amico a far da guardia agli strumenti lasciati momentaneamente incustiditi.

Naturalmente il gruppo doveva andar via da quel luogo e l’auto era imbottigliata.

Ad un certo punto Fiumani si mette alla guida e in retromarcia inizierà a cercare di uscire da quel posto, con colpi di clacson pacati.

Una folle impresa da tre quarti d’ora minimo.

Insomma, un buon risultato per l’amministrazione dei Candelai. Continuate così, facciamoci del male.

P.s.: i cantieri culturali della Zisa che fine hanno fatto?

10 thoughts on “I Diaframma ai Candelai: Fiumani in retromarcia

  1. Palermo è artisticamente morta, non viene più nessuno per questo.

    Neanche Gigi D’Alessio viene più ( lo detesto profondamente, ma da l’idea dello stato in cui siamo arrivati, ci abbandonano pure i tashi)

  2. Con la fine del Palazzetto dello Sport tutta l’organizzazione dei grandi concerti nel periodo invernale e primaverile si è spostato ad Acireale, occorre aspettare l’estate per veder aprire il Velodromo o andare a Trapani o a Campofelice. Ci sono gruppi e qualità musicale impressionanti, mancano i posti dove far entrare più di 200 persone

  3. perché quanto letto non suscita niente in me? troppo abituato ad una “normalità palermitana” che da anni ha scolpito e levigato ogni cosa? ma sinceramente, credi davvero che possa fottere qualcosa ai gestori dei candelai? o a chi fa il “direttore artistico”? pensi che fotta qualcosa a qualcuno in questa città piena di merda e di gente che firma carte false per un posto “sicuro” “garantito” dall’amico che se lo voti ci pensa lui? pensi che fotta qualcosa ai gestori che storcono il naso se chiedi il giusto dovuto compenso per la prestazione lavorativa artistica eseguita? non fotte un cazzo a nessuno. ad uno degli ultimi concerti che ho visto da spettatore pagante ai candelai [non ricordo chi suonava] c’era la cassa in alto a destra del palco che ha gracchiato sporcando il suono per tutta la durata dello show. una cassa costa circa 200€, di più se pensi [giustamente] alla qualità. un locale del genere che vende un cocktail a 5€ se non ricordo male pensi che non possa permettersi di sostenere i costi di manutenzione – manutenzione che OBBLIGATORIAMENTE dovrebbe fare SE VUOL MANTENERE IL LOCALE COME PUNTO DI RITROVO PER EVENTI E MUSICA DAL VIVO!
    solo una cosa conta per molta gente così: quanto guadagno e quanto ci posso guadagnare in soldi. [devo smettere di leggere certe cose, mi sale il nervoso impulsivo e poi divento impopolare] ciao Macellai a vetrine aperte

  4. @lasp la gente viene, eccome se viene, sei tu che non esci:P
    @fab non servirà a nulla. Ma parlarne e rifletterci qualche secondo è sempre meglio che assupparsi tutto nel silenzio.
    che fare:
    1: boicottare?
    2: mettersi in proprio ed investire in nuovi spazi?
    3: altre idee?
    4: accontentarsi?

  5. Io per esempio mi privo di andare ai concerti perché detesto letteralmente morire asfisiata, visto che non fumo.

    Si dovrebbe prima boicottare e poi creare luoghi alternativi mettendosi in proprio.

  6. tutto molto vero. Purtroppo.
    Chi viene da fuori come me si trova spesso un po’ spaesato per i motivi già ben scritti.
    In un contesto arido, ovviamente sono sempre felice di poter ascoltare la musica che amo da qualche parte…PERO’…
    Il “cambio pubblico e situazione” così drastico mette anche quasi in imbarazzo.
    Sembra quasi un “avete ascoltato (male)? Ok! Ora, CIAO! Dobbiamo diventare fighi”.
    Inoltre, vorrei sottolineare che FF e i suoi, se non erro, non hanno fatto bis non per scelta, ma su richiesta degli organizzatori per la presenza dei Carabinieri nel locale. Anche se non ne ho capito il senso, dato che la serata è poi proseguita tranquillamente con le fighe imbellettate.
    Ma magari non ho capito niente io.

  7. Penso che il problema sia la mancanza di qualche “figura chiave” con sufficiente energia e testardaggine per portare avanti negli anni un progetto culturale.
    Leggendo l’articolo mi e’ immediatamente balzato in mente il ricordo di un caro amico (purtroppo scomparso), Franco Luca’ , fondatore di uno dei locali piu’ interessanti di Torino.
    Se leggete la sua biografia capite subito cosa intendo dire.
    http://www.folkclub.it/flatpage/view/franco_luca/
    Spero che anche Palermo riesca ad avere prima o poi il suo Franco Luca’.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.