Storytelling – Lettera 35 – I pizzini dello zio Binnu

– Tratto da Apertura a strappo

pizzino-4Il tavolo dove scrive annota e legge il mio maestro è rettangolare. È un piccolo tavolo e mi sono sempre chiesto perché non volerne uno più grande. Forse l’ho capito, lui è uno che vuole stare solo, in silenzio. Solo con se stesso – è un tavolo per uno.

Quando qualcuno lo guarda con insistenza lui si scoccia e sbatte con rabbia la porticina che fa da sfondo alla complessità della sua mente. Eppure è proprio una brava persona. Lui legge la Bibbia. Lo zio Binnu – è così che si fa chiamare da noi – ha sempre quegli occhiali tondi tondi che gli danno un’aria da intellettuale, ma che dico, da vero e proprio scrittore! Guai a chi tocca la sua macchina da scrivere.
Mimmo, se mi sfasci la trentacinque ti scanno.
Io però, malgrado mi sforzassi di continuo, non riuscivo a capire come i numeri si potessero sfasciare. Per lo zio, questa macchina è come una figlia femmina. Una notte mi avvicinai di soppiatto alla stanzetta dove lo zio passava il suo tempo. La porta era chiusa a chiave e non riuscii ad entrare immediatamente. Dovetti attraversare il soggiorno e il salotto per arrivare alla sua camera da letto. In questa casa c’è bordello, non riesci mai a trovare niente. Riesco a prendere la chiave e mi intrufolo nella sua vita. La stanza è parecchio buia e non riesco a vedere niente. Mi aiuto con il cellulare e accendo la luce da tavolo. Eccolo. Il testo sacro è davanti ai miei occhi. Lo apro delicatamente e comincio a sfogliarlo. Un ritaglio di carta esce fuori dai contorni del libro. Preso dalla curiosità, apro una pagina a caso, la 905. Una freccia indica una frase:
Io, con la mia grande potenza, col mio braccio steso, ho fatto la terra, gli uomini e gli animali che vivono sulla sua superficie e l’ho data in dominio a chi mi è piaciuto.
Io, questo Geremia, nemmeno lo conosco. Però questa è una frase giusta, come lo zio.
Intravedo un altro ritaglio di carta e arrivo a pagina 997. Stavolta il testo è di un certo Ezechiele:
Cessate dalla violenza e dalle rapine; fate ciò che è giusto e retto: togliete le confische dal mio popolo, dice il signore Dio.
Finisco di leggere la frase e noto che ha incollato un frammento di carta con la lettera Z. Io non lo capisco cosa vuol dire, però se penso allo zio Binnu e all’alfabeto, arrivo alla conclusione che lui, come la Z, è la fine di tutte le cose.
di Emanuele Scaduto

2 thoughts on “Storytelling – Lettera 35 – I pizzini dello zio Binnu

  1. Che poi ti chiedi…ma un pezzo così bello probabilmente l’ha scritto un autore affermato, con tutta l’esperienza che ti porta lo scrivere per anni e anni.
    E invece no. Lo scrive Emanuele Scaduto, uno giovane giovane giovane che manco pare e allora certo che ti viene da pensare che questo giovane che scrive queste cose così sia una promessa!
    Bello

  2. Non mi pronuncio sulle doti, ma se è giovane giovane giovane e scrive di questo, vuol dire che l’antimafia social-precoce inizia a funzionare, quindi evviva (:

    “Ti prego di essere calmo e retto, corretto e coerente, sappia approfittare l’esperienza delle esperienze sofferte, non screditare tutto quello che ti dicono, cerca sempre la verità prima di parlare, e ricordati che non basta mai avere una prova per affrontare un ragionamento. Per essere certo in un ragionamento occorrono tre prove, e correttezza e coerenza. Vi benedica il Signore e vi protegga”.
    [Solo un esempio. Spaventoso. Se volete imbastiamo un dialogo sul perché…]

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