Questo post arriva dopo aver avuto desiderio di dire la mia (cosa che chiunque dovrebbe fare, ma che spesso non fa) e dopo che questa mia è stata detta anche sui social (cosa che chiunque fa). Non è difatti una novità che oggi sorgano come funghetti gruppi di confronto rispetto alla qualunque, tipo su come si pulisce casa, su come si annacano i bambini e su dove portarli, sulle proprie passioni e su dove andare a mangiare. Nulla in contrario, anche se ormai il tenore dei dialoghi on line, a dispetto dei confronti in carne, ossa & onde sonore vocali, è talmente emozionato e ricco di pareri da farmi sentire outsider e da portarmi a ritenere che la gente abbia forma più di schermo che di uomo; e ovviamente che il vecchio detto “cogito, ergo sum”, sia da parafrasare in “social, ergo sum”.
Ebbabbé, siamo nel 2018, oltre ai difetti delle vite-da-social ci sono anche tanti pregi, blabla, è vero; pregi come il poter consultare sul social più in voga del mondo e nel mondo gruppi che dispensano pareri basati su criteri Soggettivi. Ho sempre ritenuto che la soggettività fosse un parametro imprescindibile per orientarsi nel mondo in base ai miei gusti, bisogni e desideri, ma anche che ci fosse sempre da apprendere da chi ha più esperienza. Pertanto, ecco che ultimamente seguo di sfuggita un gruppo che dispensa pareri mangerecci. Ok, non nascondo che l’ho trovato spesso eccessivo e grottesco per la qualità delle interazioni, ma al contempo utile a orientarsi. Ed ecco che lì arriva la tracotanza della ricerca di confronto (la mia) e che dopo una delusione culinaria mi dico: “beh, ma questi qui fann pagare tanto rispetto a ciò che offrono, sono stra-di-moda, ma perché mai? Forse posso dare anch’io il mio contributo!”. E insomma, ecco che scelgo di condividere la mia esperienza e mi metto a scrivere una mini-recensione in cui spiego perché mi son trovata male e blabla, senza sbrodolarmi né in dettagli di cattivo gusto, né in offese dirette o indirette. Per lo stesso savoir faire, eludo qui il nome del luogo, nonostante ad oggi io sia stata convinta della piccolezza di chi lo gestisce:
“Delusione :( Ci ero già stata e mi era piaciuto, stavolta ordino “patate **********” che arrivano dopo 1 minuto e sono patate fritte mollicce con sopra pochi cubetti di forse bacon abbrustolito insapore e una salsina tiepida che non sa di nulla (al massimo lontanamente di sottiletta scrausa e invece doveva essere una fonduta di formaggi). Poi prendo una pasta all’anciova cotta benissimo, tonnarelli (di cui non mi si dice che, essendo pasta fresca, c’é un sovraprezzo)… Questa é l’unica nota positiva di un condimento che mia nonna definirebbe “cilieppo”: una salsa dolciastra che copriva altri sapori ed in cui le acciughe si sentivano solo perché… le avevano messe sopra la pasta intere 0_0…! Alla fine ho chiesto cortesemente se avessero cambiato il cuoco (rispondono di no!) e mi sono educatamente lamentata per il sovrapprezzo della (brutta) pasta che ho mangiato, così alla cassa mi hanno fatto 1 euro e 50 di sconto e mi hanno offerto dell’amaro. Gentili lo sono, per carità, ma… Voto 3.”
Non lo avessi mai fatto! Da queste righe di modesto parere si è scatenato l’inferno, con intervento immediato del proprietario (prima in incognito, poi palesatosi per ciò che era da tutti i punti di vista!) che, invece di andare a tirare le orecchie ai suoi cuochi o ai suoi mali consiglieri, inizia una dissertazione offensiva contro la medesima volta a farmi apparire come esagerata, stupida e parra parra. Certo, lui non può sapere che non sono master chef, ma che comunque provengo da una famiglia di cuochi palermitani che hanno cucinato pure per il papa, ma di certo potrebbe ipotizzare che io sappia cucinare la pasta all’anciova e che dunque dovrebbe tacere o indire un confronto basato su preparazioni da novelle cuisine o varianti di sta sacrosanta cippa. E invece no! Per intenderci, l’atteggiamento è stato lo stesso di quei genitori prodighi di amore che, invece di far studiare i propri figli o di educarli, tra le altre cose, alla gestione della frustrazione, vanno a prendere a calci in culo maestre e maestri e che poi hanno il figlio in dispersione scolastica o, peggio, eroinomane a 16 anni. Insomma, accade che il proprietario e uno stuolo di genti e o di adepti si scaglino contro i miei miseri gusti e pareri, inneggiando alla bontà delle preparazioni del luogo senza alcuna forma di dialettica, ricetta, motivazione o seria ar(r)inga: da un lato “noi”, poveri scemi che volevamo dare un parere sulla base del famoso “de gustibus” che “non disputandum est”, e dall’altro “loro”, che dicono di essere meglio di “noi” sulla base di motivi non ben identificati ma che sono comunque in grado di difendere con la spada tratta dell’aggressività, del pubblico dileggio, dello sfottò, del “non dire cazzate tu, che la pensi diversamente da me! E’ come dico io!!!”. Il mio amor proprio mi ha così portato a sciupare minuti preziosi della mia serata rispondendo politicamente. In sintesi, per non togliere minuti preziosi al fulcro della faccenda, ho fatto presente che:
“Guardi, non sono qui per fare polemica, ma non é vera la maggior parte delle cose che scrive. […] In ogni caso, io non vengo però nei posti per litigare, ma per rilassarmi e, motivo per cui non ho ripetuto il mio malcontento alla cassa. Una volta basta. Sono nipote di grossi ristoratori e so che il lavoro é faticoso. Motivo per cui di solito non recensisco, non ho tutto questo tempo… Ma sta volta sì: cibo troppo mediocre per i prezzi! Aggiunga, e le assicuro che se lei non avesse risposto così arrogantemente non lo avrei scritto appunto per rispetto di questo lavoro, che sono stata male di stomaco tutta la notte. Se vuole allego la foto anche di quello :p”
Infine, ho sollolineato che la ricetta della pasta all’anciova prevedeva una preparazione diversa (ed ho esplicitato quale) ed ho concluso dicendo costruttivamente: “Se non volete pareri negativi lavorate meglio; in alternativa potete usarli costruttivamente per migliorare!”.
In ogni caso. Al di là della sacralità della pasta all’anciova, qui gravemente offesa… Il punto non è solo che io ho pagato 18 euro per mangiare male e cose che hanno anche attentato alla mia flora intestinale. Il punto sta nell’ideologia, nel dogma, che sono 2 cose brutte e statiche che corrispondono al non pensiero, al non confronto e all’applicazione di valori radicali che non accettano di essere messi in discussione, non lasciando spazio a un pensiero “altro”. Oggi, questa mancanza di apertura è ovunque. Per dirne una, sta al servizio del dominio economico, in cui viene usata per falsificare e distorcere la realtà e definire rapporti aggressivi di potere. In quest’ottica, infatti, il pensiero di qualcuno diviene assoluto: non c’è possibilità di confronto, ma solo sopraffazione e competizione che tendono a distruggere l’altro (es.: l’ideologia nazista, che distruggeva tutto ciò che si opponeva ad essa!).
Cari e cari recensori/mangiatori di cose “bene” e di cose “male” a Palermo (e provincia) e cari “social, dunque sono”, ma anche cari “non cogito” e in definitiva cari tutti! Aprite gli occhi! Quello che si verifica quando una gruppo di persone interagisce, complice l’invisibilità-da-schermo (ma non solo, c’è tanta voglia generica di aggressività, non pigliamoci per il cul!), è lo specchio della nostra perdita collettiva di capacità dialogica, di civiltà. Perché la civiltà sta nella capacità di vedere e di rispettare l’Altro, al di là del proprio naso (diceva qualcuno). Non possiamo perdere di vista, proprio noi che facciamo parte di mille gruppi, gruppetti e gruppettini di confronto, che c’è una grande differenza tra posizioni Ideologiche e Dialogiche. E mi permetto qui di dire che, per stare in comunità (ed anche in una social-comunità), bisognerebbe sempre assumere una posizione DIALOGICA, di co-costruzione del pensiero, di apertura, in cui mettersi in discussione. Perché ovunque, etere o terra vera che sia, la mancanza di dialogo e di negoziazione portano alla distruttività!
Ecco, cari, cosa c’è al di là di un flame su una cena pessima, finita anche peggio: la morte politica, e non solo, dell’Altro!
Io faccio recensioni sempre, soprattutto su the fork dove le recensioni sono verificate (cioè devi esserci veramente stato e usi nome e cognome). Pensa che nel gruppo simile ma dove si mangia e beve sano non di possono fare recensioni negative MAI, solo positive. Anche a me spiace parlare male di alcuni locali, ci sono famiglie che campano su quell’attività, penso sempre che magari è un caso, pertanto anche io cerco di addolcire la pillola, normalmente con “personale gentile”. Purtroppo c’è una guerra delle recensioni, grazie a chi usa lo strumento malamente. Ecco che 2 pizzerie vicine si fanno guerra, chiamando amici e parenti per scrivere recensioni negative al concorrente e positive per il loro locale. Ci sono poi i gestori che non sanno accogliere le critiche, elaborarle e correggere ciò che non va. Si studia anche quello in marketing… E chi non lo sa fare non cresce.
Un occasione mancata. Nel frattempo tu hai risparmiato
Quella delle recensioni è veramente una guerra! C’è chi, scrivendo, si sente dentro uno show di critica culinaria e chi, rispondendo, vi ammazzerebbe la madre a cucchiaiate!
Ci vuole intelligenza per fare queste cose. Al posto del gestore, ti avrei chiesto scusa meravigliandomi di come mai la cena fosse andata male, ti avrei invitata a tornare e questa volta la pasta con le anciove te la facciamo a regola d’arte. Provare per credere!
Ma la gente non ci arriva, si sente attaccata, sempre, e legittimata (da ciò ce vede in tv) a urlare e inveire…