“Eh, io mi informo!”
“Perchié non cielo dikonoo!1!!11!!”
“Colpa dei poteri forti! Big Pharma! È colpa di Bill Gates!”
In un’epoca in cui l’informazione è stata monopolizzata dai “servizi esclusivi” di Striscia la Notizia e le Iene, parlare di controinformazione è diventato quasi ridicolo.
La controinformazione è la diffusione di informazioni non divulgate o divulgate non obiettivamente dagli organi di informazione ufficiali. Chi professa la controinformazione sostiene che i media siano asserviti ad interessi politici o economici particolari e che quindi non possano rappresentare in maniera oggettiva un fatto di cronaca o la realtà in generale. Con la controinformazione, in più, si fa leva su temi quali censura e libertà di informazione.
Ora, il problema qual è? È quello che ultimamente chi vuole fare controinformazione si professa come unico “detentore della visione corretta della realtà” che sarebbe corrotta da parte di politica, società o altro. Quindi questa visione corretta sarebbe ignota ai più: è da qui che nascono i fautori delle “teorie del complotto”.
Oggigiorno il web ed il nuovo Internet rappresentano i mezzi più accessibili dove poter fare controinformazione. Chiunque può aprire un blog e sparare cazzate o dire la sua – vedi Grillo, ad esempio. Non per fare polemica ma davvero il blog di Grillo ha rappresentato uno dei blog di spicco della controinformazione tanto che molte testate giornalistiche o televisive lo citavano.
Per esempio, cito un caso famosissimo su tutti, in nome della controinformazione ci fu un periodo in cui fu data visibilità a chi diceva che un determinato metodo che riteneva scientifico ma che di scientifico aveva poco, non fosse portato avanti a causa degli interessi delle case farmaceutiche. Choc per i telespettatori. Queste cose non ciele dikono!1!! Quel programma televisivo, nel nome della controinformazione, volle a tutti i costi portare avanti la storia e di fatto ci marciò per un’intera stagione del palinsesto. Le Iene e il Caso Stamina.
A causa di queste degenerazioni complottistiche e ingenue, la controinformazione assume quasi una carica negativa. Cioè, oggi, la vera controinformazione sarebbe l’informazione contro la controinformazione! Cioè, la maggior parte delle energie della controinformazione è impiegata a smascherare le bufale!
Perché sto parlando di controinformazione? L’informazione su qualcosa, sulla realtà, su ciò che ci circonda vuole dare una visione della verità. Ma la verità non è sempre univoca, la verità sta nel mezzo e non è facile da individuare. Però se la si conosce la si deve dire. Se sai la verità, dilla!
Come faceva lui. Come faceva Peppino assieme ai suoi compagni. Che negli anni 70 fondano una “radio libera” per fare controinformazione. Al contrario di questi complottari del “noncielodikono”, Peppino conosceva la verità e la urlava, la scriveva utilizzando metafore colorate, la raccontava come fosse stata una storia da selvaggio west! Faceva storytelling, si direbbe oggi.
Peppino non era un complottaro, Peppino sapeva. E non era il solo a sapere: tutti sapevano. Il fatto peculiare è che Peppino sapeva e parlava. Per cui io auspico una rivalsa della controinformazione, alla maniera di Peppino: se conosci la verità dilla! Non cavalcare l’onda di teorie del complotto dicendo “io mi informo” – dove ti informi? Guarda all’informazione con occhio critico così come devi guardare alla realtà in maniera critica!
Per onorare la memoria di Peppino, se conosci la verità, e solo se la conosci, dilla. Fa’ come Peppino e urlala, ché sì è vero, la mafia uccide ma il silenzio pure.
Hai sollevato un problema dei nostri tempi. Prima l’informazione veniva dall’alto: giornale, radio, televisione; si divuolgava col passaparola e a volte era un telefono senza filo, la notizia diveniva leggenda dopo una serie di edulcorazioni, ma più o meno rimaneva quella. Ora, attraverso i social, è come se ognuno avesse sul cellulare una propria emittente televisiva e un pubblico vastissimo che diventa cassa di risonanza (o fake news spam se vogliamo). E se ci sono gruppi numerosi di terrapiattisti possiamo solo immaginare la qualità delle informazioni che possono circolare dai canali non ufficiali. Nel mucchio qualcosa sarà pur vera, ma la notizia vera di controinformazione annega in un letamaio di idee e fake news che vengono condivise e ricondivise.
Chissà se Peppino avesse trasmesso live streaming su Twitch o creato una storia su Instagram le sue parole sarerebbero divenute virali.