I miei film del momento #1

“Ogni volta che sganci una bomba…”

Oppenheimer: ci sarebbe un inferno da dire, ma è la prima frase su Prometeo che ha dato il via alla mia esplosione: quella del mal di stomaco. Il film, comunque, è un bellissimo panegirico sui sensi di colpa e sulle conseguenze devastanti di questo diffusissimo sentimento: l’offrirsi come capretto sacrificale a un qualche Zeus ferito nell’onore, ovvero il sacrificare le proprie vite restando immobili da un certo punto in poi. “Colpa”… chi era quindi costei?
La incontro spesso in ogni sfumatura: da quelle private (personali e sociali), a ogni paziente del mio studio; un sentimento ubiquitario e onnipresente per l’essere umano, insomma. Un sentimento morale in grado di fermare il movimento delle montagne di Maometto e la vita delle persone… non andando via da casa, non diventando la persona realizzata che i nostri talenti potrebbero creare, non mettendo al mondo se stessi per annacare i propri cari, non deludendo mai nessuno perché se, resto fermo, danni non ne faccio più, etc. Per non contare tutte le volte che la colpa esplode “solo” per aver esposto un pensiero critico, dissidente, prometeiano.
Utile, quindi, questa colpa? E ma a chi? Sicuramente ferma, blocca, in base alla morale comune… Il Robert della storia e del film ce lo mostra benissimo attraverso le sue guance scavate e i suoi occhi liquidi, annichilito nella carriera e nel corpo, accasciato su un divano che immagino scomodo e lercio, punitivo anch’esso. Beh, ma il fine è fermare per davvero? Non credo. Mi pare più far finta di fermare per trovare lo scarica-barile. D’altronde, quel Robert si ferma e lo fermano solo “dopo”. E lo stesso per le nostre quotidiane vicende umane al di là del piano Manhattan. Le cose accadono: un certo tipo di mondo che viviamo le fa accadere e ne gode come un riccio; il fatto che poi la panella è del Robert del film e della storia non è che un corollario un po’ scontato. E’ sempre utile avere a monito un Prometeo che si addita come disobbediente, da lasciar macerare dal di dentro e dal di fuori, ben esposto al pubblico ludibrio per via dell’amore sviscerato per la scoperta, per la sperimentazione e per una qualche forma narcisistica di amore per sé (di cui, non conoscendo né il vero Prometeo, né il vero Robert di Oppenheimer, si può dire ben poco in questa sede). Ma comunque, mi preme almeno dire che quando parliamo di amore per la scoperta, per la sperimentazione e di una qualche forma narcisistica di amore per sé, parliamo di tre sentimenti umanissimi. O vogliamo puritanamente mondare l’uomo da qualsiasi sentimento non casto, facendo finta che nasciamo puri e innocenti? Il Robert della storia e del film è, come tutti noi, un essere umano ambivalente, con i suoi talenti e il suo mix di spinte personali e sociali poco distinguibili dal tempo che ha vissuto: il tempo del “mors tua, vita mea” in cui la parola magica “guerra” apriva (esattamente come oggi) la strada all’emergenza e a qualsiasi iniziativa che salvasse la pellaccia di chi stava contro gli sporchi nazisti. Possiamo poi pentircene, criminalizzare, condannare e andare a morire pasolinianamente sbranati dai maiali… E alla fine offrire l’insalata di patate per pulirci la coscienza puritana che abbiamo.

Però la cosa che, attraverso Oppenheimer, dovrebbe esploderci in testa e per cui non basterebbe la crema protettiva che pare si mise in faccia Teller per proteggersi dall’esplosione è che il Robert della storia e dei film siamo NOI ed è l’impersonale collettivo che ci attraversa e di cui spesso siamo meri esecutori: il mondo politico-sociale ci intenziona e ci manipola! Proprio come quei politici militari americani del film! E l’unica cosa che può salvarci NON è reprimere -attraverso la colpa individuale e sociale – la creatività, la passione, l’eros, l’entusiasmo, l’inventiva dei Robert della storia e dei film; i Robert non dovrebbero sentirsi in colpa per avere idee e vissuti contrapposti o per non conoscere il confine tra i buoni e i cattivi (esiste?), né per avere dentro di sé spinte narcisistiche o creative o crisi di coscienza…
La mia idea e speranza è che quello che può salvarci dalle vecchie e nuove omicidiarie atomiche è che le spinte opposte e contraddittorie (fisiologiche di ogni essere umano) possano trovare spazio in un mondo che voglia pensare tutte le cose che la mente umana può pensare in collettività e responsabilità; un mondo politico-sociale (cioè noi, non i nostri dei o politici!) che possa metterle in comune (non in competizione o in guerra), digerirle insieme, metterle a frutto in modi condivisi, in “scienza e coscienza”. Prometeo e Robert forse erano ambiziosi, ok. Prometeo era pure “tracontate, come Ulisse”, diceva la prof. del liceo dal rossetto carminio sbavato for ever; è il topos del “ribelle”, di chi non accetta di lasciare limitare se stesso e i “suoi” uomini dal culto degli dei, di chi non riconosce il fare paternalistico e protettivo di quegli idoli ideologici… Nel mito, pare che li trovi francamente infantilizzanti e che desideri proprio disubbidire. Non sappiamo se poi si sentì in colpa come il Robert della storia e del film, ma sappiamo che anche Prometeo fu punito, e questo è uno dei motivi archetipici per cui non mangio il fegato, anche se potrebbe piacermi. Inoltre, “Prometeo” significa “colui che pensa prima”, ed è l’amico degli uomini, a dispetto delle leggi calate dall’alto… Questo mi piace, apre spazi e possibilità! Allora il punto non è che il genio e l’ambizione sono sbagliati. Il punto è creare insieme mondi e modi nuovi, che vadano oltre il già dato, le leggi violentemente businessiane e della guerra… Mondi auto-protettivi, che recuperino la fratellanza come valore superiore al commercio e all’aggressività e che ri-conoscano le strumentalizzazioni economiciste (quelle che trasformano il genio e le ambizioni in omicidi!), i loro Hitler, le loro tentazioni violente e le loro colpevolizzazioni iatrogene, utili solo a pulirsi il culo sporco di cacca (dato che comunque la cacca la facciamo tutti!).

…I “buoni”, i “cattivi” e la “pace armata”… tzé. Viviamo nella violenza mascherata da “buonismo e pace”, nella paura della morte atomica o virale (ricordate il covid, vero?) mascherata da fare maniacale… E però ci stupiamo degli stupri, degli ucraini o dei russi di turno. Forse, direbbe il Sordi di “Finché c’è guerra c’è speranza”, basta vendere armi o avere il coso più duro dei tedeschi; e poi tanto se ne parla sullo scalpo dei Robert della storia e dei film.

Per altro, se ci pensate, il film su Oppenheimer ci ha dato un altro prodotto commerciale su cui spostare o sublimare o intrattenere e bloccare (1) la nostra paura di finire come quei giapponesi lì; (2) il senso di colpa per essere eternamente e tutti complici passivi di ciò o… della morte del mondo!

(…The winner is……….)

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.