La voce roca di Cocciante urla nella mia testa.
Mi sento abbastanza autorizzata, non faccio che essere ligia. Solo due volte per un’oretta massimo al centro commerciale, ché mi serviva più che altro per rimpiangere il centro storico “assurdamente” straaffollato e per recuperare qualche latrocidio tassatico dallo Stato tramite il cashback. Per il resto, soffoco a lavoro, ma mi accollo il soffocamento e la finestra aperta, cui supplisco con sciarponi perenni. La sera di far qualcosa non se ne parla; ci raccontiamo che così si risparmia anche, il che è pure vero, dato che in coppia siamo fortunati a lavorare in uno. Ogni tanto, nei giorni consentiti, andiamo a prendere una birra o uno sgroppino da asporto al bar Roma, sul corso principale del paese; tanto per vedere qualche animella che passìa veloce veloce sui marciapiedi scansando non escrementi (in un piccolo paese si è abbastanza puliti da questo punto di vista), bensì esseri umani. Di giorno casa e lavoro, lavoro e casa. Mia nonna ha iniziato a fare questa vita a 82 anni. Embé, così è, e lamentarci non serve. Siamo cittadini responsabili. Assolutamente sì. Orgogliosi e responsabili. Ma non siamo perfetti.
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