Siciliani #1

Ballarò - Taverna Conti

Non so se, aggirandovi per le strade più popolari della cara Palermo, avete mai notato una trista usanza siciliana: quella di tappezzare i luoghi pubblici e privati di mini-edicolette mortuarie.
Sissignori.
In Sicilia non bastano i cimiteri per venerare i propri cari defunti (sarà che in quelli comunali non ci sono più posti neanche per le salme): per vetuste e a me scognite abitudini, si usa attacchinare le loro fotografie per strada, sui crocifissi pubblici, accanto alla porta di casa e perfino nei locali.
E così, mentre sorseggiate una buona bomba artigianale della taverna Conti a Ballarò o vi fate uno shot di tequila, sale e limone, può capitarvi di alzare gli occhi e di trovarvi davanti un’immagine come questa, con tanto di lumicino rischiarante.

Non che io abbia qualcosa in contrario contro il ricordo di chi non c’è più, anzi.
Ma mi chiedo insistentemente il motivo di cotanto esibizionismo anche nel lutto.

Sarà che il siciliano ha il cattivo gusto dell’esposizione: racconta i propri cazzi al mondo, si assetta vita natural durante davanti alla porta di casa, gioca a carte nelle villette, stende in balcone i lenzuoli sporchi di sangue virginale dopo la prima notte di nozze e attacca le foto dei propri morti in giro per la città.
Sarà dunque la cattiva abitudine di rendere pubblici anche i propri affetti perduti.
Sarà la necessità superstiziosa di ingraziarsi i proprio antenati ed esporli a mo’ di corno antisfiga.
Potrebbe forse essere un umanissimo tentativo di reificare le persone scomparse, in modo da prendere le distanze dalla loro perdita definitiva.
Non lo so.
Forse i proprietari della Taverna Conti recitano meglio il requiem servendo cicchetti di rum; o credono che questo culto perpetuo velocizzi la loro ascensione al paradiso, o che i loro cari possano sorvegliarli e benedirli e aiutarli a fare fortuna più facilmente se espongono ovunque le loro foto.

Per parte mia, io non appartengo assolutamente al club “tutto ciò che è tradizione o che si può razionalmente considerare antiquato e anacronistico è tasho”, ma credo che questo sia uno di quei casi in cui si pubblicizza eccessivamente un sentire privato che tale dovrebbe restare.
Perché se è vero che nel nostro paese vige la libertà di culto,  è altrettanto vero che per ogni cosa ci sono luoghi e contesti appropriati e che questa ostentazione pubblica che obbliga il prossimo ad essere esposto all’altrui eterno lutto può risultare inappropriata, disturbante e baggiana; tantopiù in un luogo in cui l’83% circa degli avventori è già ubriaco dopo la prima mezz’ora.

A voi la parola.

7 thoughts on “Siciliani #1

  1. Penso che possa far sorridere, ci sono usanze e tradizioni che si sembrano ridicole, ma l’importante è che ci siano, fanno parte dell’identità di un popolo che vi immette valori che spesso neanche conosciamo.

    Curiosità, fascino e rispetto è ciò che penso ritrovandomi davanti ad altarini o cose di questo genere. Non per forza si deve condividere, ma pensare che queste cose siano baggianate è forse un po’ troppo. :P

    It’my opinion e rispetto la tua.

    • Stranamente sono d’accordo quasi su tutto, sì al fascino, sì al rispetto, sì al riderci su. Soprattutto sono d’accordo sulla curiosità con cui guardare questo folklore e sui sorrisi che il senso (purtroppo) di eccessivo genera anche in me.

      Però, a pensarci razionalmente, restano usanze spesso lugubri o anche un po’ ridicole e inappropriate (baggiane in questo senso), come secondo me è un lumicino con 2 foto mortuarie sopra 30 bottiglie di vino rosso esposte quasi alla stessa maniera :D

  2. a me fanno un po’ girare le scatole le miriadi di “edicolette” funebri, con tanto di fiore secco e cero votivo, che tanto spesso vediamo per strada. Ad esempio, passando per il famoso ponte del “baby luna” dove, ahimè, tanti si sono lanciati in cerca di un luogo migliore, è un vero e proprio cimitero “votivo”, ora mi chiedo, a che pro? io non vorrei ricordare un luogo tanto triste, vorrei forse cancellarlo anzichè “segnarlo” con una foto, ma capisco che ognuno agisce come vuole, ma personalmente mi mette un po’ d’ansia sapere che in un certo luogo si è consumata una tragedia, inoltre come ben diceva Emi, l’ostentazione del dolore a tutti i costi (anche le “lamentazioni” hanno questo potere ostentativo) lo trovo un po’ fuori luogo.

  3. il culto iconografico dei morti.
    Come se ti assistono se metti una loro foto in un panificio con un lumetto. Ti proteggono. Ti sono vicini.
    Cultura popolare.
    Che ci vuoi fare paese che vai usanze che trovi. Certo preferisco l’India dove bruciano i morti e via, non hai nemmeno in mezzo alle scatole i cadaveri che poi sono pure un problema da gestire quì da noi. E come disse il grande Fabio, da morto mi farò cromare (manco gli egiziani se lo sognavano).

  4. Condivido in pieno il commento di phantomas ma capisco anche la riservatezza di Emi rispetto il sentimento di affetto verso i propri cari defunti e quanto possa trovare di grottesco nelle “santine” tra le bottiglie di vino.

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