Che ci ridi, la minchia?

Manco pare vero! C’è ancora chi ride, t’immagini? Sì, è proprio così. No dico, io a malapena riesco a pagare l’affitto e la gente ride, ma che minchia ci ride?scimmia che ride

Ridi che ti passa, ridi che la giornata passa più velocemente! Ridi che dimagrisci!!! C’è chi ride perché non sa che fare e c’è chi si sforza fastidiosamente di ridere. C’è chi tenta involontariamente di trattenere una smorfia ilare stringendo le labbra e irrigidendo i muscoli degli zigomi.

Ridere oggi sta diventando stupido. Non si ride più come una volta. Prima si rideva a modo, cercando di sconfiggere la tristezza e la monotonia. Si rideva al cinema guardando un film stupido, si rideva a lavoro, chiacchierando sugli ultimi avvenimenti del politico(glione) di turno: un tempo c’era da ridere. Però si sa che il riso abbonda sulla bocca degli stolti. E quindi ridere troppo a volte non è cosa buona e giusta. Non è sempre il tempo per le risate, anche se si è buffi, goffi e simpatici: nonostante le fattezze da pagliaccio anche ad un clown possono girare i coglioni! E non basta semplicemente una giornata storta a mutare l’umore. Non è indispensabile svegliarsi con il piede sinistro, anche se non sei mancino! Può essere un pensiero che ti logora, una situazione, un dolore, e vedere i volti tesi e aggrovigliati da malefici sghignazzi ti dà fastidio. Ed è subito odio!

D’estate poi, si ride particolarmente tanto e a cazzo! Non lo so perché, sarà che c’è più vita sociale d’estate. C’è chi preferisce stare rintanato in casa, al buio, con un ventilatore acceso sulla testa e un buon vecchio film in bianco e nero sul pc, magari stordito da una intensa giornata di lavoro, o semplicemente da una bottiglia di vino, rosso, appositamente servito svariati gradi al di sotto della sua temperatura ideale. E magari ti scappa un sorrisino, una risatina, un risolino, uno sghignazzo, uno sganascino, però poi ci pensi, guardi intorno alla stanza vuota con solo il gatto che ti fissa e ti guarda come un pazzo e te lo chiedi, semplicemente, teneramente, ma anche imperterrito: MA CHE CI RIDI, LA MINCHIA?

Sì, perché se ci pensi, adesso, non c’è più tanto da ridere. Adesso non ho più voglia di ridere, non mi va. È triste e difficile vivere questa cazzo di esistenza, lo sappiamo tutti e ne siamo quasi consapevoli tutti, sì, quasi tutti. A volte basta inebriarci con un bel film in bianco e nero e bere del vino per dimenticare. A volte un amico ti tiene compagnia, e a volte un gatto ti tiene più compagnia di un amico, ma la cosa strana è che l’amico e il gatto vanno d’accordo tra loro e magari si divertono alle tue spalle!

Tornerà per tutti il tempo per ridere serenamente. Torneranno di nuovo il sorriso e la felicità; come sempre dopo un brutto periodo ci si riprende, ci si rialza e si va avanti. Come sempre, dopo la morte c’è la vita, un’altra. E comprendo chi ride per far passare il tempo, per addolcire quegl’interminabili minuti che ti separano dal tuo letto, da tua moglie, dal tuo divano, da tuo figlio, da tuo padre, da tua madre, da qualsiasi cosa ti stia cara e che non vedi l’ora di rivedere.

Ma quando sai che qualcosa ti verrà a mancare non hai nessun motivo per allietare quegli attimi. Quando sai che più passa il tempo e più ti avvicini ad un addio non c’è riso che tenga. Il tempo rallenta, la gente intorno a te si muove e si scompone aumentando di svariate misure l’entropia universale, e tu stai fermo, lì in mezzo, a velocità ridotta, come per rallentare il tempo, come per fermare il suo scorrere inesorabile.
Ridi che ti passa! – E se non voglio che passi? E tu ridi lo stesso… – Ma che ci ridi, la minchia!?

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