Complottevol-mente

vignetta di Andrea Ventura

Testo di Laura Brida
Vignetta di Andrea Ventura

A volte mi capita di pormi delle domande strane, le ultime in ordine cronologico sono: perché ho l’impressione che nel nostro paese l’informazione sia filtrata? Perché ho sempre la percezione che i media non si occupino di informazione come dovrebbero? Sono io ad essere “strana”?

Mi sono domandata se sono solo i media tradizionali (TV, radio, giornali) a procurarmi questa sensazione. Ho fatto quindi un piccolo test utilizzando internet ed ho avuto dei risultati che mi sembrano interessanti, e che vi ripropongo.

Utilizzando Google come motore di ricerca ho digitato “scie chimiche” e poi “olio di palma”. Ho trovato circa lo stesso numero di risultati della ricerca. Come controprova ho ripetuto il test digitando gli equivalenti termini in inglese, “chemtrails” e “palm oil”. Ho scoperto che, contrariamente ai risultati italiani, la ricerca sull’olio di palma produce 3 volte più risultati rispetto a quella sulla teoria delle scie chimiche.

Ciò dimostra empiricamente che il popolo italiano mostra lo stesso blando interesse verso argomenti riguardanti importanti e verificati danni alla salute e ambientali (derivanti dalla produzione e il consumo di olio di palma), e verso teorie complottiste non verificate scientificamente.

Insomma mentre tutto il resto del mondo sta decidendo se bandire o meno l’olio di palma negli alimenti a causa dei danni sulla salute e i gravissimi danni ambientali ed economici derivanti dalla sua produzione, noi italiani ci concentriamo sul vincitore del GF o di qualche talent show.

Eppure la campagna contro l’uso e consumo di olio di palma è stata lanciata, tra gli altri, da autorevoli organizzazioni mondiali come: OMS (organizzazione mondiale della sanità), FAO (organizzazione delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione), EPA (agenzia degli Stati Uniti per la protezione dell’ambiente), Greenpeace, WWF. Per non parlare di tutte le organizzazioni per la protezione delle malattie cardiovascolari, che in tutto il mondo stanno promuovendo campagne dopo campagne per sensibilizzare i consumatori circa l’argomento.

E in Italia? Tutti zitti sennò ci tocca fare a meno della Nutella (pare che sia composta almeno dal 19% di olio di palma1 certificato RSPO)!
La prova incontestabile di questa italica indifferenza verso le nostre (e soprattutto mie) coronarie, mi si presenta quando vado alla frenetica ricerca di un pacchetto di fette biscottate prive dell’odiato ingrediente (spesso celato dalla dicitura “olio vegetale”), che spesso termina con un insuccesso. La cosa che in assoluto mi innervosisce di più in questa faccenda è dover inforcare i miei odiati occhialetti di plastica (sigh!) per leggere con cura gli ingredienti anche quando vado in un grande (e carissimo) supermercato biologico di Torino, che espone migliaia di prodotti tutti rigorosamente bio, ma con olio di palma in abbondanza (biologico anch’esso, chissà se le mie arterie se ne accorgono…) .

Più che un complotto mi sembra una catastrofe culturale di proporzioni epiche che investe la nostra nazione e le nostre menti.

Siamo tutti travolti da uno tsunami di dis-attenzione !

1. http://www.nutella.it/it/olio-di-palma

7 thoughts on “Complottevol-mente

  1. Olio di Palma ovunque pure nei biscotti Mellin, in quelli Plasmon mascherati da olio di oliva\palma, nelle merendine Kinder, nei biscotti colussi. ovunque insieme all’olio di colza… lo schifo assoluto.

    • Ahimé, non per deprimerti ulteriormente, ma temo che anche tutti i pezzi di rosticceria siano stati immersi in un bagno di olio di palma per friggerli. L’olio di palma è: privo di sapore, non irrancidisce ed è pure economico… meglio di così…

  2. Ancora una volta l’azione migliore che possiamo fare è quella di leggere l’etichetta e scegliere cosa comprare, la nostra arma è il portafogli.

    Alcuni grandi marchi spiegano perché continuano ad usare Olio di Palma, negando che se ne può fare a meno e facendo operazioni di “greenwashing” dichiarando di usare solo olio di palma certificato RSO (certificato di sostenibilità che lascia parecchio perplessi, in quanto autoregolato e non vieta la deforestazione) e cercando di ridimensionare l’impatto dell’olio di palma sui rischi cardiovascolari.

    E noi che facciamo? Sabotiamo! Smettiamo di comprare i grissini che costano 50 centesimi in meno di un prodotto con olio di oliva, fanno male alla salute e all’ambiente. Se scegliamo il prodotto più economico o quello più “famoso” senza interessarci del tipo di grassi che usano diamo ragione a loro che dicono: dell’olio di palma non se ne può fare a meno, costa meno e alla gente non importa. La massa preferisce la classica patatine San Carlo (olio di palma) alla classica Amica Chips in confezione trasparente (olio di girasole) ed il plum cake Mulino Bianco a quello a marchio coop. Oltretutto i prodotti con olio di palma durano più a lungo ed è proprio per questo che costano di meno (o alla fine costano anche di più perché paghiamo la pubblicità del marchio). Una merendina che scade in 8 mesi deve costare più di una che scade in 12.

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