Cu mancia fa muddichi e i cocci sono suoi

Ogni mattina il palermitano si sveglia già incazzato. Sa che uscendo di casa produrrà tante bestemmie da coprire l’intero fabbisogno mondiale.
E come dargli torto, visto che vive in una città che non ha niente da invidiare ai peggiori bar di Caracas! Malgrado l’ottimismo imperituro di tanti tra cittadini, associazioni, cooperative e intellettuali dell’ultim’ora che credono da anni di poter realmente modificare il tessuto sociale, ormai divorato dalla mancanza di prospettive e dalla sempiterna presenza mafiosa che copre i buchi lasciati da uno Stato assente, Palermo continua la sua vorticosa discesa verso il baratro.

Il cuore pulsante della città, i suoi mercati storici, gli stessi che attirano visitatori da tutto il mondo, sono luoghi abbandonati dalla legge. Non resterei sorpresa nel vederci Biff ‘cane pazzo’ Tannen che duella con Marty McFly, o Clint Eastwood con il suo poncho infeltrito. 
Questi quartieri così antichi e pieni di storia sono sempre stati, da quando ho memoria, una specie di vivaio dove la mafia è stata lasciata per decenni libera di proliferare, nutrendosi dell’ignoranza e dell’abbrutimento di chi è senza risorse, di chi ha sempre vissuto senza conoscere altra realtà al di fuori di quella. Ma! – direte voi –una città è grande e, tutto intorno a quella realtà, ci sono il resto dei palermitani. Quelli onesti, quelli che “c’hanno la casa bella in Via Lestrasburgo!” Può essere mai che non si accorgevano del lento declino di una parte della loro storia?
No, cari amici. Il palermitano si informa, si fa un’idea della situazione e decide che il modo migliore per far fronte a quell’imprevisto sia lamentarsi (in maniera anonima e sempre pronti a dissociarsi con il tipico:” Io non sono di qua”) e stare a guardare. Praticamente il vecchietto che alla badante preferisce la contemplazione dei lavori in corso, che a Palermo non mancano mai.
Come mai a Ballarò ci si va a fare la spesa perché si sparagna e non ti danno quel fastidioso scontrino che ti sconvolge l’equilibrio del portafoglio, ci si va a bere con gli amici sfidando l’Escherichia Coli e poi non ci si indigna che quei luoghi unici al mondo siano ormai il regno dello spaccio en plein air? Perché, eccezion fatta per i soliti noti, non si organizza una sommossa popolare per il recupero di quelle zone agonizzanti? È la città di tutti, ogni palazzo fatiscente, ogni angolo puzzolente di piscio, dovrebbero essere una pugnalata! A chi piacerebbe vivere in una casa bellissima, dove però tre o quattro stanze sono piene di escrementi e liquami, e rischiano di fare marcire il resto della casa?

J’accuse ma me ne fotto. E’ così.
Più passa il tempo più la situazione diventa insostenibile.

12108790_10152975128777504_6457306995035216111_nA Ballarò c’era un pub di proprietà dell’ex boss Nicchi, gestito da vari prestanome. Le autorità lo hanno posto sotto sequestro e successivamente affidato a degli imprenditori che fanno capo ad una cooperativa anti racket. Ma l’occhio dei mafiosi tutto vede e, fedeli al motto dei loro avi “Un manciu iu e un manci mancu tu”, decidono per tutti gli altri che quel quartiere non ne vuole cambiamenti in positivo, la mafia di là non se ne va.
Di fronte a questi continui episodi intimidatori che non fanno altro che creare un clima sempre crescente di paura e impotenza, un popolo intero, stufo e indignato potrebbe molto. Invece di essere compatti ed approfittare, ad esempio, di un microfono e una telecamera per denunciare, mostrando di non avere timore alcuno, buona fetta di chi vive a Ballarò (ovviamente la situazione è identica in tutti i quartieri banlieue) persiste nell’omertà e nel tipico atteggiamento del palermitano che non vede, non sente, non parla.
Avere uno scambio di idee razionale con dei muri di cemento armato è difficile. Aiutare chi, secondo me, non vuole essere aiutato è ancora più difficile. Sì, anche i conniventi di pietra vivono male in realtà, ma non se ne rendono del tutto conto; nel loro DNA c’è scritto che il futuro, il cambiamento in meglio, il distacco dalle dinamiche mafiose non sono previsti. Per loro, quello è il migliore dei mondi possibili.
Ci troviamo in un empasse, e certo l’aumento della presenza delle forze dell’ordine non cambierà nulla. Imporre il recupero di edifici fatiscenti, creare servizi per incentivare la gente a vivere nell’onestà, dare sicurezza e innestare la consapevolezza che quei quattro ebeti irreversibili sono niente ‘mmiscatu cu nuddu, forse potrebbe fare la differenza. Forse.

Intanto i locali chiudono (ed è anche giusto se non pagano le tasse o non rispettano i requisiti previsti dalla legge), bruciano, i cittadini che si autoproclamano onesti andranno a vivere tutti in Inghilterra, i giovani e i radical chic di ogni età si stancheranno di frequentare quei posti e, oltre alle balate, si asciugherà anche la voglia di giocare ai missionari con gli indios.

Ecco, quando la Palermo dei macagni si accorgerà che la mafia gli sta sucando l’anima, che non è un’alternativa allo Stato (facciamo finta di avere uno Stato giusto per assecondare la narrazione) e che dove passa lascia solo macerie e degrado sociale, si aprirà un nuovo capitolo della nostra storia.

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Troverete questo e altri racconti fantastici ne “Le Cronache di un gargio – Come la mafia mi ha cambiato la vita in meglio”.

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