Carissimo Abattoir, amico dei giorni più lieti

Gli addii sono difficili, dovuti o necessari, talvolta. Il mio è difficile, tanto difficile. Come quando incontri qualcuno di straordinario e a un certo punto lo devi lasciare perché, nonostante lo ami e ti fa stare bene, capisci che le vostre strade seguono ormai percorsi diversi. Io e Abattoir ci siamo amati, io l’ho amato fin da subito. Mi ha travolta con la spensieratezza di una tiepida sera d’ottobre: la prima riunione, che emozione! Sentivo di fare parte di qualcosa di straordinario, per la prima volta in vita mia sentivo di stare facendo una cosa importante! Tutto quello che mi colpiva o che lasciava un segno dentro di me poteva trovare sfogo nella scrittura, la cosa che forse mi riesce meglio (perdonate il peccato di presunzione!). Devo ammetterlo, far parte di un collettivo di menti che riflettevano criticamente su tutto quello che ci circondava è stata un’esperienza indimenticabile, formante ed esaltante. Siamo cresciuti, sono cresciuta, pezzo dopo pezzo, reading dopo reading.

Ogni sorriso, ogni abbraccio condiviso, ogni momento di sconforto cementificava un legame che non era solo sul piano “sociale”, ma soprattutto umano. Gioie, soddisfazioni, delusioni, abbandoni, litigi, non ci siam fatti mancare nulla in questi sei lunghi anni. Ricordo ancora l’emozione nello scrivere il mio primo articolo ufficiale (Cancro, basta dirlo). Sarò stupida, ma vedere il mio nome lì in alto mi ha reso fiera di me. Un anno dopo facevo armi e bagagli e mi trasferivo a Londra, dove ho iniziato la mia rubrica “Mind the gap, cronache di una palermitana a Londra”.
Da lí, la mia personale parabola discendente! È stata dura tenere i ritmi perché ero presa dalla mia nuova vita e, allo stesso tempo, mi aggrappavo strenuamente alla mia vecchia vita palermitana fatta di persone, momenti, riunioni, corse dal tipografo per stampare le locandine, serate, risate. Stare lí e non poter fare niente di concreto, non avere il tempo di respirare e dover rispettare scadenze, impegni, tenere alto l’entusiasmo, tutto insieme. Un fragile equilibrio sempre in bilico fra il senso di responsabilità e la tristezza di non essere lì dove Abattoir stava dando il meglio di sé, verso la sua naturale evoluzione: dal blog alla gente vera. Quanti reading mi sono persa, che occasione mancata! E adesso che sono tornata? Qualcosa si è rotto, cari lettori, e non sono stata in grado di riaggiustarlo se non con un incerto cerotto che ho riappiccicato varie volte fino a che la striscia adesiva ha perso la sua funzione primaria.

Forse è venuto a mancare l’entusiasmo, semplicemente. Questa sarà l’ultima cosa che scrivo come membro ufficiale. Potrà sembrare presuntuoso da parte mia la pretesa che un addio fosse necessario. Lo faccio per me e per i miei compagni di viaggio che mi hanno supportato e sopportato in tutti questi anni.
Grazie ragazzi, grazie Abattoir perché mi hai fatto scoprire che le mie dita sono un dono straordinario se unite a una mente aperta e disponibile all’accoglienza, al pensiero critico, alla collettività, all’essere umano, infine.
È stata una bella avventura, la mia avventura.

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