Prendi la valigia e scappa!

Ci sono dei giorni in cui ti svegli e pensi che non te ne freghi niente di tutto quello che hai intorno, che ci siamo tutti illusi di dover fare grandi cose. Un tempo il cinema era magia, ora, con lo sguardo da moderni che ci ritroviamo, non possiamo più pensare di osservare l’arte, ed in particolare quella filmica, con ingenuità: è tutto finto. Dietro lo schermo ci sono attori, sceneggiatori, produttori, addetti al montaggio e soldi. Siamo autorizzati a sapere, abbiamo la testa dentro la valigia del mago e ci hanno permesso di sbirciare dentro. Ma allora se siamo tanto convinti di essere disillusi, perchè non riusciamo a staccarci dalla speranza di fare qualcosa di memorabile? Ma forse sto sbagliando, nel senso che l’errore secondo me, sta nel cercare la grandezza lungo la strada che ti è stata tracciata davanti a tuoi piedi: studia, lavora, riproduciti, muori e lascia una cospicua eradità ai tuoi figli o nipoti. E se invece ci fosse una strada alternativa? una valigia, il mondo intero da visitare e raccontare, i soldi giusti per vivere, ed alla fine occhi talmente pieni da potersi chiudere in pace.

Bisognerebbe prendere un mappamondo, scegliere una meta a caso, e partire, certo i soldi per l’aereo non bisogna dimenticarli, d’altronde da vera moderna non sono un’illusa e so che per partire servono i soldi, ma quelli si possono mettere da parte, lavorare per qualche tempo, fare un “Mcjob”, che non ti dia ansia da prestazione, odio competitivo, ulcera, ma solo quei quattro soldi che ti possano aiutare a nutrirti mentre fai ciò che ti piace, o magari per metterli da parte per un progetto che nessuno approverà.

Rilassatevi, guardate le cose in faccia, questa corsa contro le nostre possibilità, uno contro l’altro, non ci permette di vedere bene quello che c’è intorno a noi: la crisi. Che angoscia questa parola, ma come faccio io a combattere la crisi? io sono in crisi e vuoi che mi opponga ad una crisi mondiale riuscendo ad arrivare al successo con il coltello fra i denti? non fa per me, forse qualcuno potrebbe dirmi che sono una debole, solito aggettivo usato da chi ancora pensa di poter fare grandi cose, ma alla fine di questa fiera della vanità cosa ci resta? un premio a chi ha vinto lo daranno di sicuro, bhe che se lo tenga.

Io non dico che sia giusto rinunciare ai propri sogni, dico solo che prima di ammazzarsi per strada sia giusto domandarsi se siano davvero i propri sogni o se non siano di qualcun altro o i sogni “giusti”.

Questa estate mi è capitato di parlare con dei ragazzi freschi di maturità, quindi lì sul baratro del domani, e mi hanno davvero messo una gran tristezza, le loro scelte erano tutte fatte in base al fatto che un corso di laurea piuttosto che un altro gli permetta di trovare un posto di lavoro più facilmente e più remunerato! Ditemi voi se questo non è un periodo decadente! stanno tutti lì a guardarsi i portafogli, molti pur di riempirlo ci metterebbero i soldi del monopoli e se fai loro una domanda riguardo alla situazione economica o politica del loro paese, non dico di politica estera, cercano di distrarti per scappare al momento giusto. Ma ragazzi state scherzando? siete così ridicoli! mi sembra di essere in un film di Tati, ci sarebbe da scompisciarsi dalle risate a guardarci dal di fuori.

Io stavo così bene fino a qualche tempo fa, ma adesso hanno iniziato a mettermi angoscia per il fatto che ho venticinque anni, mi hanno definita vecchia, fuori tempo massimo, perchè il successo o lo raggiungi a questa età o altrimenti non lo raggiungerai mai. Ma non ho intenzione di iscrivermi a Miss Italia, non pensavo ci fosse un età entrocui  poter partecipare. Beh, allora, visto che io ormai sono fuori gioco, penso che venderò panelle e rascature a Dubai, avrò i miei soldi per la vecchiaia che avanza, per il cibo e per i miei libri, per poter scrivere, per il resto pazienza!

13 thoughts on “Prendi la valigia e scappa!

  1. :)
    Condivido pienamente quello che hai scritto, e lo sai. A quanto pare c’è un modo ortodosso e istituzionale di crescere, un modo omologato, socialmente accettato ed accettabile. Noi invece siamo fuori dai binari.
    Sai che ti dico? Fuori dai binari ci sono paesaggi inesplorati bellissimi. A volte salite faticose, a volte radure troppo silenziose e solitarie, ma spesso, come dici tu, ti riempi gli occhi, e il cuore, e la mente, di così tante cose, che non puoi desiderare di più. Non un lavoro migliore, non una vita diversa.

    Felicità è il coraggio di essere felici a proprio modo, senza soldi anche, o con pochi soldi, senza l’Iphone o la casa al mare, ma con un sacco di storie da raccontare ai tuoi eventuali nipoti, o ai passanti che importa.

    Hai venticinque anni? sei a un quarto della tua vità, sei ancora piccola per essere grigia, sei giovane, sei piena di vita e di strade sulle quali camminare.

    Corrono, corrono tutti, coi paraocchi, con gli occhi chiusi, coi sensi uccisi dalla fretta e dallo stress, poi arrivano alla meta, una meta che non hanno neanche scelto consapevolmente, e a quel punto? che fai? chi sei?
    Il Piccolo Principe ce lo insegna: non è tanto la fonte, quanto la strada che hai fatto per raggiungerla, la sete crescente, la consapevolezza del cammino da qui a lì.

    Bellissimo articolo, pieno di spunti. Bellissima tu, piena di contraddizioni, e così viva.

  2. Bellissimo, mi è piaciuto proprio questo articolo

    “Io stavo così bene fino a qualche tempo fa, ma adesso hanno iniziato a mettermi angoscia per il fatto che ho venticinque anni, mi hanno definita vecchia, fuori tempo massimo, perché il successo o lo raggiungi a questa età o altrimenti non lo raggiungerai mai.”

    mmm, si, giusto stamattina… ho avuto uno di quei discorsi genitore-figlio che capisci dalla prima parola dove andranno a finire

    (anche se io non sono mai stato bene… credo di avere una qualche inclinazione biologica al cattivo umore cronico)

    • Bellissimo articolo!
      Non sono brava con le parole,ma volevo cmq segnare il mio passaggio..
      Giustissimo il pensiero,azzeccatissime le parole.. Anche io 25 anni e mi ritrovo con un pugno di mosche in mano.. Tanta la voglia di prendere le valigie e girare il mondo con anche nulla in tasca.. Penso che in tanti oggi la pensino come te.. Ma chi ha davvero il coraggio di farlo? Già ci si ritrova qui chiusi nella paura del domani, pensa in un luogo nuovo, gente sconosciuta, e poi? L’ansia, la paura, il domani..penso che blocchi un pò tutti purtroppo. :(

  3. Rizzo, se non lo conosci già questo video è per te, visto ciò che hai scritto penso che potrebbe piacerti. Complimenti per l’articolo, mi associo al tuo pensiero e alle tue preoccupazioni.

  4. Puoi sempre venire nel nord Italia a vendere pezzi di rosticceria…
    Scherzi a parte la crisi del 25° anno (o più) arriva per tutti quando DEVI trovare una tua indipendenza economica… quando il 45% delle tue giornate lo passi tra ufficio, traffico e mensa e il restante 37% per soddisfare gli altri bisogni fisiologici… rimane un 18% di tempo libero (quando non sei in ferie)… capisci che rimane troppo poco per te.
    Se non ti piace il tuo lavoro, l’ ambiente lavorativo e i colleghi (con i quali passi più tempo che con il tuo partner) sarai sempre insoddisfatto…
    E’ anche vero che se guadagni bene o hai un idea imprenditoriale vincente puoi amministrare il tuo tempo in modo diverso… lavorare solo il 50% del normale o campare di rendita e permetterti di fare tutto ciò che vuoi nel restante tempo…

  5. Ciao, ho letto l’articolo e ho qualche domanda da porre:
    Ma si è proprio sicuri che la responsabilità della propria angoscia è da imputare al luogo (in questo caso l’Italia)?
    E nel momento in cui si parte e si arriva in un altro luogo, si è così sicuri di poter risolvere la propria vita in modo così semplice, trovando (?) un lavoro stile ‘McJob’, ‘panelle a Dubai’, etc…?
    Quest’ansia di trovare una soluzione alla propria vita, in qualcosa di esterno a noi, di materiale, di sovrasensibile, o di ragionevole, potrebbe essere la causa delle nostre ‘crisi’?
    Io non trovo nulla di ragionevole nella ciclicità della vita intesa come ‘produci, consuma, crepa’, ma nemmeno nell’opporsi a ciò ipotizzando un alternativa senza alcun sostegno, e anzi che ricada nello stesso errore, quando da una parte odio i ragazzini che speculano sul loro futuro in maniera utilitaristica (l’utilitarismo ha un risvolto positivo, ed è uno dei risvolti più alti in termini morali, qualora si fosse veramente compreso il significato), e dall’altra ipotizzo un futuro di panellaro a Dubai. Non è un po’ contraddittorio?
    Quanto all’argomento principale (dato che di carne sul fuoco ce n’è messa parecchia), bisogna distinguere bene il “fuggire” dal “viaggiare”, dunque decidere di scappare come topi in eterno, oppure di spostarsi consapevolmente da un luogo all’altro, senza l’ansia di dover realizzare i propri desideri in maniera esasperata, e magari farsi contaminare dalle molteplici possibilità del mondo.
    Anch’io ero del parere “vado all’estero, mi trovo un lavoro senza responsabilità, mi sistemo” BULLSHITS! non serve guardare aldilà del muro per evitare di guardare aldiquà; i problemi sono anche lì fuori, ed avere una visione periferica a 360° del mondo non comporta solo spostarsi fisicamente, ma mentalmente, contorcersi su sè stessi fino alla disperazione, nel contraddittorio, nel fallimentare, nell’irrazionale…per poi lentamente analizzare su ciò che è rimasto di quel “noi” e ricostruirci giorno dopo giorno…senza più sistemi o strutture.
    Dopo tali obiezioni però devo riconoscere che non è da molti discutere di tali argomenti sulla rete, questo vi fa onore, e vi porgo le mie più sincere congratulazioni.
    Ma serve uno sguardo un po’ meno orizzontale e più verticale del mondo, per poter mettere in discussione più opinioni, passandole al vaglio della ragione.
    Flavio

    • Non volevo assolutamente dire che il problema dipenda dal fatto che io mi trovi in Italia, il discorso protrebbe valere anche per un ragazzo di qualsiasi altra parte del mondo. Più che altro volevo, esagerando un po’, ipotizzare un fututro fuori dal tracciato, pensare che altro è possibile, anche vendere panelle dall’altra parte del mondo, non è una fuga, ma piuttosto la volontà di trovare un’alternativa a cui magari non pensiamo perchè non siamo educati a farlo. Il mio era un semplice invito ad uscire dall’ordinario, se si vuole. Miriam

  6. Intenso. Penso che il concetto di “scappare” qui equivalga a quello di “viaggio-mi prendo il mio tempo per crescere facendo esperienza del mondo-cresco-produco per come penso stia bene su di me-muoio soddisfatta”.
    Sì, penso che dentro questo post ci siano tutte queste cose, che l’ansia non sia quella della fuga, ma quella genuina di trovare la propria dimensione nel rispetto dei propri tempi… invece di farsi inoculare dentro unaduemille risposte, sogni, visioni non nostri! …Ma di padri, madri, società super-egoiche e ansiogeno-paranoiche (italiane e non) che esaltano questa crisi così parossisticamente da iniettarcela dentro, da farci confondere il viaggio e la scoperta con la fuga.

  7. Beh a questo punto potresti metter su un corso su come vender panelle all’estero :-)
    Capisco la tua volontà ed i tuoi desideri, sono nobili, ma non dimentichiamoci di rifletterci su mille volte..e soprattutto, non dobbiamo aver paura di mettere in discussione le nostre argomentazioni…l’arte della dialettica è la più difficile, ma la più alta…ed è la vera scienza, almeno così sostenne qualcuno.
    Per il resto rinnovo i miei complimenti.
    Continuate così.
    FM
    p.s. c’è qualcuno che potrebbe spiegarmi il concetto di “morire soddisfatto”? ;-)

    • Se dovessi immaginare di morire “soddisfatto” penserei ad una morte dolce, nel pieno delle mie facoltà mentali (anche se non fisiche), con poche sofferenze alle spalle, o con più piaceri che sofferenze. Inoltre vorrei aver lasciato un segno in questo mondo, anche nel mio piccolo, con dei figli migliori di me (e prolungamento di me) e che a loro volta “migliorino il mondo”, e con azioni, pensieri e quant’altro possa contribuire in positivo a ciò che mi circonda. Non c’è un modo bello di morire per me, la paura dell’ignoto è placata solo dalla religione, talvolta con ipocrisia.
      Se però dovessi immaginare un bel tramonto lo immaginerei come quello del finale de’ “l’uomo bicentenario”.

  8. La confusione tra viaggiare e scappare è generata dall’esempio di Dubai che formalmente permettono la confusione, ma sostanzialmente si intende che l’espressione è allegorica.
    Io avevo “nelle mani” un mestiere, un diploma come perito informatico che ho stracciato senza rimorsi per una laurea in filosofia. Tornando indietro nel tempo non avrei cambiato facoltà se non conoscendo la filosofia prima (diciamo facendo un itinerario inverso, più classico: prima ti iscrivi allo scientifico, poi ad ingegneria).
    Se non mi fossi iscritto in filosofia non avrei scelto un’altra facoltà, sarei partito e avrei lavorato come informatico (piccola parentesi: io non rinnego i miei studi passati perché io sono un informatico).
    Purtroppo lo scenario che ci disegni si accompagna anche con l’altra faccia della medaglia, quello della mediocrità, che non vale la pena impegnarsi troppo perché quello che conta è il calcio in culo e la laurea non serve a nulla.
    Sono anche partito, col desiderio di non tornare più, di non provare quella sensazione di tristezza che provavo ogni qualvolta tornavo, ma non è andata bene e sono tornato anche questa volta. Ripartirò. Ritornerò? Stavolta non sarà più un problema, ormai ho capito.
    Sull’età non parliamo, io pure vivo questa crisi del 25° anno d’età perché le mie ambizioni diventano sempre più lontane. Io mi sento vecchio e inconcludente perché ho delle ambizioni mie che vedo morire giorno per giorno.

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