Quanta violenza sprecata

Vignetta di Vauro sugli indignatiIn questi giorni accendendo il pc e leggendo qua e là sul web, non ho potuto fare a meno di imbattermi in articoli, editoriali, commenti e opinioni accazzo sulla protesta di sabato scorso a Roma. C’è chi inveisce contro la violenza incontrollata dei cosiddetti black bloc, chi incolpa partiti politici, chi addirittura tira fuori cospirazioni e movimenti e chi, tra i più intellettuali, si limita a citare Pasolini. In particolare, mi ha colpito un articolo che titolava “Centinaia di violenti hanno rovinato la manifestazione del 15 Ottobre”. Mi sono chiesta: rovinato? Perché dite che hanno rovinato? Ma cosa credevano? Che avrebbero potuto sfilare in migliaia con bandiere colorate e tamburi da capoeira per smuovere le coscienze di Capi di Stato, politici, leccapiedi e tutto l’entourage? Gli stessi che adesso manipolano a loro vantaggio, per gonfiare i propri discorsi, le bravate di quei “disturbatori della manifestazione”. Al massimo hanno deviato l’attenzione dei media sul corteo! Migliaia di persone con cartelli in mano…e non se li è cagati nessuno!

Rischierò di risultare impopolare, lo so benissimo, però mi sento di dire che ciò di cui ha bisogno questo paese non è una manifestazione pacifica, bensì di una rivolta incazzata. Altro che indignati, dovrebbero chiamarsi incazzati! Al giorno d’oggi non si può più sperare che un cambiamento avvenga in modo pacifico, ormai c’è troppa differenza tra chi governa questo paese, ricchi prepotenti e classe dirigente, e chi è veramente il paese. C’è poco spazio e meno dialogo. I Potenti ci dicono che è nostro diritto indignarci e manifestare, però se l’indignazione sfocia nella violenza si viene repressi, emarginati e cacciati1.

I lettori di questo blog vogliano per piacere non fraintendere le mie parole, non sto facendo l’apologia del coglione di turno che incendia un cassonetto, al contrario! È inutile incendiare le auto e i cassonetti, andate piuttosto a tirare pietre a Palazzo Chigi! Questo penso: che è inutile manifestare sfilando con addosso slogan e impugnando megafoni. Non serve a niente. E neanche incendiare cassonetti e automobili. Quanta violenza sprecata! Bisogna incazzarsi, e farlo sul serio.
Stimo ad esempio chi è andato ad insultare personalmente Pannella, e non per le ragioni (quelle sono opinabili) ma per il gesto in sé. Non si sono comprati magliette con slogan o fatto cartelli, sono andati da lui e gliene hanno dette quattro. E in più rovesciare a terra una Madonna per me non è “voler offendere la cultura millenaria di un paese”2, dire di essere il miglior Presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni mentre vai a puttane lo è! Rovesciare a terra una statua, come si fa alla fine delle dittature, è un gesto simbolico, di rivolta verso uno status, verso una casta. Io non ho niente contro una vergine partoriente di un messia, ma sono contro quelli che la esaltano incappucciati, con anelli d’oro al dito e ragazzini al seguito.

Mi sono rotta dell’informazione manipolata, di tutte quelle facce di politici che ripetono a pappagallo “dobbiamo intervenire per punire i violenti, non è giusto che i cittadini ci vadano di mezzo”. I cittadini non devono andarci di mezzo, devono essere IL mezzo. Molti non lo capiscono e pensano ancora che sia possibile cambiare qualcosa mettendo dei fiori nei loro cannoni. È arrivato il momento di scegliere, scegliere da che parte stare.

La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia, la rivoluzione è un atto di violenza (Mao Tse-Tung).

1 Il tg5 del 17/10/11 ha esordito con “è caccia ai violenti”.
2 Fonte: tg5 del 17/10/11.

28 thoughts on “Quanta violenza sprecata

  1. Hai ragione, una sfilata pacifica con trombette e striscioni è come fare il solletico ai piedi delle istituzioni. Mettere a soqquadro una città, bruciare macchine, cassonetti è come hai giustamente detto tu, sfogare la rabbia verso obiettivi sbagliati, distuggere la macchina dell’operaio che la paga a rate non è un gesto di ribellione, ma solo di cazzonaggine e in più ha attirato l’attenzione mediatica lasciando al palo i poveri indignati che sfilavano accanto e nessuno se li è cagati. La penso come te, ma in Italia qualsiasi azione si faccia finisce in un nulla di fatto, sfondare il muro del suono di chi ci governa è impresa assai ardua, non ci ascoltano perchè quando conviene a loro la sovranità è del popolo, quando nn conviene il parlamento ha il potere su tutto, e che vuoi che contino quattro manifestanti indignati, e sei quei quattro indignati si trasformano in facinorosi, la repressione è dietro l’angolo. Come ti muovi tocchi merda….

  2. Interessante opinione (tra l’altro più condivisa di quanto sembri…), penso che una lettura basata sull’idea di “violenza necessaria” possa essere un modo di analizzare ciò che accade nel nostro paese, però non mi trovo per niente d’accordo e ti spiego dov’è l’errore (secondo me): il fatto è che la situazione è molto grave, di conseguenza è necessario un movimento di rivalsa particolarmente duro (e fin qui siamo d’accordo), ma ogni volta che si scaglia una pietra, ogni volta che si da fuoco a qualcosa, ogni volta che si picchia qualcuno, ogni volta che viene data una dimostrazione di violenza “incazzata”, che cosa succede? il potente di turno scappa e chiede scusa? il capitalismo che ci sta trascinando nel baratro verrà frenato e tornerà tutto ok? Sfortunatamente non succederebbe nulla di tutto questo. La conseguenza terribile della violenza “necessaria” è legittimare tutti ad utilizzare la stessa violenza, e non solo in risposta diretta! mi spiego meglio: il fine non giustifica i mezzi (e non è una frase fatta), perché chi decide quali sono le idee per cui lottare con violenza è giusto e quali sono le idee che non meritano l’onore della guerra? Esistono limiti precisi che permettono un utilizzo della violenza senza che si scateni il caos? Se qualche migliaio di “incazzati” può essere legittimato da una parte di opinione pubblica a fare la guerra contro il “sistema” è solo perché il “sistema” stesso ci ha convinti che tutto è diritto, che tutto è giusto e tutto è giustificabile! La violenza non combatte il “sistema”, piuttosto ne è la parte peggiore!

  3. Da un pò di tempo cerco un modo per esprimere le mie sensazioni e riflessioni su quanto accaduto a Roma, il tuo post è l’occasione perfetta.

    La protesta globale e PACIFICA è stata lanciata via web dal gruppo Anonymous, con la richiesta di assediare pacificamente i principali luoghi di interesse economico, con ottimi risultati negli USA.

    In Italia si è cercato di fare lo stesso, ma la partecipazione alle manifestazioni in Italia è molto superiore a tutte le altre piazze.

    Il 15 Ottobre a Roma erano 200.000, a Londra, credo, 50.000.

    La riuscita di una manifestazione è quindi facile, ma tutto ciò ha un prezzo, la partecipazione del black bloc.

    Non tenere conto del black bloc in una manifestazione li trasforma da “indignados” ad “ingenuos”, pensare che la polizia li affronti muro contro muro è una favola.

    Ricordo che le manifestazioni nel 1990 del movimento della pantera avevano lo stesso problema, anche se allora si chiamavano autonomi e non black bloc, però la partecipazione del blocco violento era alla CODA del corteo e gli scontri non cominciavano se non DOPO la fine del corteo. Questo genere di accordi, se accordi si possono chiamare, devono essere fatti PRIMA di cominciare la manifestazione.

    L’azione violenta di un gruppo anarchico violento di solito ha uno scopo ben preciso: dimostrare che uno stato, per quanto democratico possa definirsi, se messo sotto stress risponde da fascista.

    Se a questo aggiungi che con la violenza hanno avuto visibilità globale, dal punto di vista del black bloc la manifestazione è stata un successone!

    Basta ascoltare le risposte di Maroni, Di Pietro, Finocchiaro ed altri per capire di che pasta sono fatti, e come rispondono quando sono in difficoltà. Anche i media fanno la loro bella parte, la storia del celerino che carezza la ragazza è degna di una trasmissione della Barbara Urso, invece è Repubblica il quotidiano più venduto.

    Questo sembrerebbe concedere un punto in più alla risposta violenta delle piazze, ma quando sento o leggo interventi dove si inneggia alla violenza, chiedendo addirittura l’assalto ai palazzi del potere, beh, mi sembra una posizione da SUPER ingenuos. Se è vero che le rivolte sono solo violente, come diceva il saggio Mao, sei proprio sicura di essere pronta?

    Sei pronta a vedere migliaia di bastoni e machete lanciati contro le sedi istituzionali?
    La chiusura delle frontiere in Europa?
    Crollo delle borse?
    Saccheggi nelle città?
    Supermercati vuoti?
    Servizi sospesi: acqua, gas, luce, trasporti?
    Morti per le strade?
    Carri armati? Militari? Torture?

    Ammesso, e non concesso che la rivoluzione vinca, e che per un qualche miracolo politico non ottieni un GOLPE militare ma un vittorioso black bloc con il machete come nuovo capo tribù.

    E se non va bene? Per toglierlo da li? Come si fa?

  4. Condivido pienamente l’articolo. Infatti vorrei citare Bologna come esempio di “manifestazione incazzata”: lì non se la sono di certo presa con le auto posteggiate o i cassonetti, ma con le banche! Però voglio aggiungere che a Roma i cosiddetti “back bloch” dicevano agli altri manifestanti: “questa giornata ve la rubiamo”… quindi non sottovaluterei l’ipotesi del complotto…tanto più che hanno avuto la buona scusa per proibire le manifestazioni a roma per un mese e per controlli a tappeto nei centri sociali di tutta italia…

  5. vorrei chiedervi, divagando leggermente, secondo voi come mai Di Pietro ha suggerito il ritorno della “legge reale”, che si usava al tempo dei brigatisti, e invece gli altri partiti hanno bocciato l”idea – che secondo me è fascista in questo contesto -? Sono rimasta un pò stupita..

  6. Nessuno è mai veramente pronto per vedere machete tirati contro i palazzi, ed io ovviamente non inneggio né alla guerra né alla violenza. La mia era una critica alla manifestazione in sé, marciare vestiti in stile carnevale di Rio con tamburi e cartelli, non serve a molto, soprattutto quando dei coglioni ti “rubano la scena” incendiando cassonetti.
    Parlare di rivoluzione è parlare di ideali astratti e, fin quando avremmo tutti i soldi per poterci permettere un iPod (pagandolo anche a rate) non ci incazzeremo realmente. Tra 10 anni, quando ancora non avrò trovato lavoro e sarò nella merda, magari farò un finanziamento per comprarli io i machete!

    • Già. Finché avremo paura di perdere ciò che abbiamo, non avremo abbastanza rabbia per riprenderci quel che ci è stato tolto.

  7. Le più grandi rivoluzioni in nome dell’uguaglianza, dell’unità e dei diritti dell’uomo si sono svolte nella maniera in cui dovevano esser svolte per essere tali: in maniera violenta.
    Tra queste ricordiamo la nostra unità d’Italia, a 150 anni dall’avvenimento; purtroppo ancora c’è gente ignara dei reali accadimenti, e che pensa che le rivoluzioni si fanno a suon di slogan e buoni propositi accolti dai governanti di turno.
    Balle.
    Se una svolta deve avvenire dovrà avvenire a tambur battente; del resto ciò che la gente (noi) manifesta è la violenza oggettiva dei più ricchi speculatori che da una parte si dividono gli utili ma dall’altra ripartiscono le perdite ai cittadini sottoforma di tasse (nei roundtable con Obama), facendoci ingoiare merda giorno dopo giorno a suon di privatizzazioni, aumenti, tagli, ricapitalizzazioni, riassetti aziendali, e via dicendo…e quindi a violenza si risponde con violenza…o vogliamo porgere l’altra guancia?
    La violenza è di chi non ha più casa, cibo, lavoro e non ha più nulla da perdere…gli outbursts sono riflessi su sè stessi: le automobili bruciate apparterranno a chi una volta era considerato borgeoise, gli automezzi delle forze dell’ordine sono dipendenti da quello che una volta era “lo Stato”, che adesso non esiste più (vedi sovranazionalità suprema, incontrastabile ed incontrastata dell’unione europea), gli oggetti bruciati per strada altrettanto…
    In aggiunta i media italiani ed esteri non tengono in considerazione i reali problemi dell’Occidente, non analizzano i veri fatti (perchè non ci arrivano), non hanno nessuno spirito critico se non quello che gli è imposto dall'”alto” e continuano a controllare le nostre menti attraverso tecniche mediatiche sintetizzabili nelle 10 regole di Noam Chomsky (e ci riescono alla grande, questa ne è una prova).
    Siamo arrivati ad un punto tale che se dovesse scatenarsi una guerra, sarà una guerra tra poveri…
    “Cmq sia, abbiamo perso” P.Capovilla

    • Caro Flavio,
      forse sono un po’ tarda, ma non credo di avere ben compreso il tuo post.
      Da quello che mi risulta praticamente TUTTE le più grandi rivoluzioni per i diritti umani sono state non violente.
      Un brevissimo elenco:

      Lotta per i diritti delle donne e suffragio femminile:
      rif. Millicent Fawcett – mezzi non violenti utilizzati : manifestazione, picchettaggio, sciopero della fame.

      Lotta per i diritti dei neri negli USA:
      rif. Martin Luter King, Rosa Parks, Ralph Abernathy – mezzo non violento più utilizzato : boicottaggio

      Lotta per l’indipendenza dell’India e per l’annullamento del sistema delle caste:
      rif. Gandhi – mezzi utilizzati: disobbedienza civile, sciopero della fame, boicottaggio, marce.

      Ti invito a leggere il seguente libro:
      http://www.nuovacultura.it/scheda_prodotto.php?ipd=1338

      • Mi dica pure quali argomenti vorrebbe che siano chiariti o approfonditi, magari anch’io le potrei consigliare alcune letture utili in merito.
        Sul concetto di violenza credo di averle già risposto, vorrei solo aggiungere che per me l’utilizzo della violenza autoinflitta (sciopero della fame, sete, sonno, torce umane) é sempre una manifestazione di violenza, psicologica (o meglio fisica per il soggetto interesato e psicologica per gli osservatori del fenomeno), la stessa con cui i media ci sconvolgono attraverso le notizie dell’ultim’ora.
        Con cio’ non voglio dire che non sia utile, anzi, lo é stata nelle situazioni che ha descritto lei nel suo elenco, ma da buon cultore del sospetto il quale credo di essere, non penso che sia stato soltanto quello a disinnescare il particolare sistema di quel particolare periodo storico.
        Concludo dicendole che la sua universale affermazione riguardo le rivoluzioni della storia, é una delle più forti che io abbia mai pensato di sentire…bisognerebbe essere armati di buone dosi di coraggio per sostenerla, e soprattutto di valide testimonianze per difenderla.

  8. se si deve usare la forza, che la si usi in maniera DEFINITIVA e RAZIONALE.
    Non è un controsenso. Se vogliamo far cadere il governo e la gentaglia che in parlamento “dovrebbe rappresentarci” non fa proprio niente, e tutto resta immobile e fatiscente di banalità, si può utilizzare l’espediente del fantascientifico Colpo di Stato.
    Ma prima di distruggere tutto bisogna anche avere un’idea NUOVA di Stato, governo, politica…

  9. lo sciopero totale ad oltranza, è un metodo valido per buttare giù l’economia. Mi fece molto paura la frase di bush dopo l’11 settembre (volete vivere in un mondo dove la gente non consuma?). La fame credo sia l’unica certezza di rivolta senza colore…

  10. Proprio se si vuole la rivoluzione, non si può tollerare i ragazzini che sfogano le loro frustrazioni adolescenziali giocando con i cellulari della polizia.
    Ma soprattutto, se questi indignados esistono come entità collettiva, se sono qualcosa di più che incazzati o compiaciuti di sfilare, che trovino il modo di difendere la propria manifestazione da queste piccole violenze che non anticipano ma disturbano la potenziale violenza rivoluzionaria.

  11. Torino, 1° ottobre 1977 ore 9,
    insieme ad alcuni compagni di scuola, decido di non andare a lezione e di raggiungere a piedi il corteo di protesta, organizzato da Lotta Continua, in risposta all’uccisione di un ragazzo a Roma.
    Man mano che ci avviciniamo a quello che avrebbe dovuto essere il punto di incontro (piazza Arbarello) notiamo colonne di fumo e stridore di sirene. Vediamo le prime carcasse di auto incendiate, poi un autobus abbandonato di traverso in mezzo a via Garibaldi, vetrine spaccate e strade completamente deserte. Sconcertati e spaventati decidiamo di allontanarci e di andare a rifugiarci nel nostro solito bar e, complice l’innocenza dei nostri 15 anni, di farci un paio di partite a calciobalilla. Di quello che sarebbe successo nel frattempo l’avremmo saputo solo il giorno dopo:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Attentato_all%27%22Angelo_Azzurro%22_di_Torino
    La famigerata Legge Reale era pienamente operativa dal maggio del ‘75
    http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Reale

    Torino, 14 ottobre 1980,
    La marcia dei 40.000 segna per Torino la fine del potere sindacale e delle lotte operaie: http://it.wikipedia.org/wiki/Marcia_dei_quarantamila
    Nello stesso anno divento maggiorenne, trovo un lavoro (ovviamente in nero) e decido di continuare a studiare facendo le scuole serali.
    Nell’inverno del 1980, dopo le lezioni serali, con la mia 500 torno tutte le sere a casa dei miei, che si trova a circa 25 km da Torino all’imbocco della, già allora famigerata, Valle di Susa. Ora di partenza da Torino 23.30 circa, strade completamente deserte; primo posto di blocco poco prima dell’uscita dalla città, mitra carico puntato a pochi cm dal viso, controllo documenti (con chiamata in centrale via radio per verifica ) e via. Secondo posto di blocco sulla statale a circa metà percorso, mitra carico puntato a pochi cm dal viso, controllo documenti (con chiamata in centrale via radio per verifica ) e via. Arrivo a casa ore 1 / 1.30 circa. Sveglia alle 6.30 del mattino successivo.
    Tutti i giorni.

    Torino negli anni di piombo…. Alle 21 le strade della città sono completamente deserte.
    Nessun locale riesce a tenere aperto dopo quell’ora, quasi tutti i locali notturni sono aperti solo il sabato sera, molti chiudono per sempre. Resistono solo alcune birrerie che diventeranno famose per i concerti Jazz offerti alla clientela senza sovrapprezzo.
    Le Brigate Rosse imperversano e molti di loro provengono proprio dalla Valle di Susa.
    Tutti i partiti politici, tranne ovviamente quelli di estrema sinistra, prima boccheggianti e assolutamente incapaci di rispondere alle richieste della gente, vengono incredibilmente rafforzati da questo clima rovente. Come se per ogni morte, inclusa quella di Aldo Moro, la terra oltre a seppellire i cadaveri, si ritrovasse a seppellire anche l’ignavia della classe politica nazionale.

    Chi come me ha vissuto in quegli anni a Torino ha ben impresso nella mente tutto questo, e sa con certezza assoluta, che, se deve esserci lotta, questa deve essere condotta con altre modalità che quelle della violenza.
    Perché non possiamo permetterci di creare noi stessi delle scuse o giustificazioni alle azioni o inazioni della classe politica.
    E una preghiera vera dal profondo del mio cuore: Mai più anni di piombo

    • Guardi la sua esposizione personale è emotivamente molto toccante ma dal punto di vista storico si potrebbe tranquillamente ipotizzare ad una chiusura totale con ciò che è avvenuto in quegli anni, in cui delle “ideologie opposte” venivano ad essere strumentalizzate dai veri poteri forti coincidendo in una delle più critiche e misteriose sintesi hegeliane della storia d’italia.
      L’impossibilità, ai giorni nostri, di una eventuale ricomparsa storica di tale periodo (e di tale terrore) potrebbe essere giustificata sia dal tramonto di tali valori o ideologie destroidi o sinistroidi che scandivano i giorni infernali di studenti, lavoratori, poliziotti, famiglie, etc…sia soprattutto dalla ENORME distanza sociale, politica economica e finanziaria, che si è creata tra popolo (noi, plebe) e poteri forti di adesso (grossi agenti speculatori del mercato finanziario).

      Ora detto questo il punto è: se decidiamo di mobilitarci contro il sistema, come agire senza utilizzare lo strumento della violenza, quando una violenza oggettiva (ma invisibile, perchè nascosta dai media) è continuamente perpetrata contro di noi, sputando letteralmente su interi periodi storici passati a lottare per i diritti sull’uomo, sul lavoro, sulla casa, sulla famiglia e sulla vita?
      Quanto ancora dovremmo subire questa lenta subordinazione agli eventi che stanno causando la decadenza del mondo occidentale, sotto TUTTI i punti di vista?
      Io non vedo altro modo aldilà di quello violento, soprattutto quando già a Wall Street se scendi dal marciapiede per manifestare la tua libertà (magari anche accidentalmente) ti puntano un ginocchio alla gola facendoti provare l’ebrezza (nauseante) dell’ordine pubblico.
      Le nostre morti potrebbero essere utili alle generazioni future, le nostre pretese di immortalità (e paure) nuociono gravemente allo spirito di libertà che tuttora pulsa nei cuori di molta gente, e magari dentro quella stessa gente che spaccava le vetrine delle banche a Roma, scatenando le ire materialiste (nel senso più spregevole) della mediocrità ed ignoranza degli italiani e dei media.
      Se fossero state le mie automobili, vetrine, madonne, mezzi delle forze dell’ordine, o la mia vita, non me ne fregherebbe proprio nulla…(soprattutto da morto)…l’importante è che possa servire per una causa nobile (l’unica: la fine della delegittimazione dei capitali).
      Bisogna tornare a Marx ed Engels, altro che fatto quotidiano, berlusconi, manovre finanziarie, tremonti…(stronzate).

      • Caro Flavio,
        quello che volevo scrivere non era un toccante racconto della mia vita personale. Mi spiace, ma evidentemente non ho nessuna qualità letteraria e non riesco a trasmettere con facilità il mio pensiero attraverso la scrittura.
        Cerco di essere più chiara.
        Non mi interessa rievocare lo scontro politico di quegli anni, lo so perfettamente che sarebbe un’idiozia cercare di adeguarlo all’oggi, quello che mi preme sottolineare è che l’azione violenta dei dimostranti è da sempre UTILISSIMA per la politica, soprattutto per quella mediocre o pessima; come era quella degli anni 70/80 e come è quella attuale.
        Questo tipo di politica (chiamiamola così) largamente incompetente e senza alcuna visione progettuale per la nazione, non riesce a dare una risposta sensata (oggi come allora) alle richieste legittime della popolazione.
        Gli scontri di piazza diventano quindi un meraviglioso regalo per poter invocare; leggi speciali, maniere forti etc ma soprattutto è un’occasione meravigliosa per “distrarre” dai veri problemi della nazione (esauriti gli argomenti bunga bunga e ragazzina seviziata e uccisa 1 e 2). Occasione così meravigliosa da essere spesso pilotata e manovrata da servizi segreti più o meno deviati. La famosa “strategia della tensione” era proprio questo e forse qualcuno dei nostri politici sogna di poter utilizzare gli stessi metodi.
        Il giorno dopo la manifestazione di Roma ho dato una sbirciata, come faccio spesso, ad un forum della Polizia che si chiama http://www.poliziotti.it, sotto l’articolo intitolato “il lancio è nullo” ci sono molti commenti interessanti (a parte quelli ovvi di qualche fessacchiotto), ho avuto la certezza di non essere la sola a pensarla così.
        Adesso che Bin Laden è morto (forse… bo… chissà se è mai esistito veramente) serve qualche altro nemico ed una bella squadra di anarco-insurrezionalisti (qualunque cosa significhi questa parola) va benissimo!!!
        Anche se sono solo degli adolescenti brufolosi, anche se non hanno nessuna idea di quello che stanno facendo, basta parlare di “manovratori adulti” che li seguono nell’ombra ed il gioco è fatto.
        Scusate il tono forse un po’ eccessivo, ma ascoltare e leggere certe parole di presunti politici mi ha creato un effetto di deja-vu e mi è montata su una rabbia feroce.
        Non mi interessa tornare al passato, ho già provato a vivere in uno stato deviato e non mi è piaciuto per niente.

        • Mi permetta di dissentire riguardo la sua autovalutazione in ambito letterario: non saro’ indottrinato sull’argomento ma la vicenda da lei descritta mi é piaciuta sia sotto la forma che sotto il contenuto. Purtroppo le devo aggiungere che non ho alcuna autorità in ambito critico letterario quindi non faccia molto affidamento ai miei giudizi.
          Venendo al tema “tecniche di distrazione di massa” sono perfettamente d’accordo con lei riguardo alla volontà dei politici attraverso i media di trovare un capro espiatorio che possa dirottare l’attenzione verso problemi marginali come quelli del vandalismo romano, che si va ad aggiungere alle varie notizie quotidiane insensate, ma che purtroppo controllano le nostre/vostre/loro volontà.
          Tuttavia le nostre divergenze riguardo l’azione da intraprendere (se violenta o non violenta) penso che siano inficiate dal fatto che non riusciamo a concordare una definizione del termine “violenza” adeguato ai nostri ragionamenti.
          Le faccio un esempio: per me oggigiorno é più “violento” il modo in cui i potenti della terra decidono di farci sopravvivere (non per lungo tempo) in questa situazione asfissiante dal punto di vista umano, economico, lavorativo, legale, e di distribuzione delle ricchezze piuttosto che parlare di violenza individuale quale vandalismi, black bloc, risse, accoltellamenti, furti, etc…
          Il punto fondamentale inoltre é che in Italia non si ha ben chiara la situazione, e si continua ad oscillare tra sistema (casta politica, berlusconi, tremonti, etc…) ed antisistema (antiberlusconismo vario, travaglio, etc…) quando in tutta Europa (soprattutto quella che conta meno come la Grecia, la Spagna, etc..) e negli USA (Occupy Wall Street, NY, Miami) hanno capito che in realtà i politici contano in modo più che marginale, perché subordinati a capitalisti, grandi lobbies dei farmaci del petrolio e altro, corporations, think tanks, università, che regolano (o delegittimano) un mercato della finanza in modo “liberale”, costituendo uno dei maggiori problemi mondiali in ambito economico…anche perchè poi alle grosse speculazioni finanziarie si sommano le grandi delocalizzazioni dei mercati in oriente, con la conseguente perdita di posti di lavoro in massa, e via dicendo, quindi vari effetti domino che già stiamo assaporando…
          Le nostre libertà sono in mano a gente che ha già deciso per noi, da tempo, e per mia opinione personale non credo che una manifestazione pacifista organizzata la domenica e smontata il lunedi’ possa risolvere qualcosa, né dare un barlume di speranza…saro’ pessimista, realista, distruttivista, complottista, come volete…ma gli effetti di tale assetto mondiale li stiamo pagando già da un po’…accorgersene ora sembrerebbe quasi troppo tardi.

  12. Sono contro la violenza, ancora di più contro la violenza rivolta alle persone sbagliate (malcapitati proprietari di auto, negozianti, polizia). Ma sono CONTRO la violenza, in ogni sua forma. Quanto è “spettacolare” quell’uomo che ferma un carrarmato, certo un simbolo, ma tanti progressi sono stati fatti con la nonviolenza in paesi civili. Dove invece ha prevalso la rivolta violenta, che era l’unica strada percorribile, continua a esserci la stessa aria violenta (ultimi fatti in Nordafrica), oggi stesso è morto un dittatore senza un regolare processo. La violenza porta solo a violenza.
    Ciò che ha scritto Laura è dettato dall’esperienza. Noi “giovani” che non abbiamo vissuto gli anni di piombo sappiamo solo per sentito dire. Mi fa strano che non ci siano pareri contrastanti le dure parole di Cristina, che qualcuno potrebbe scambiare per istigazione ad atti vandalici, ma siamo ancora in democrazia e non siamo stati oscurati… La frase “È inutile incendiare le auto e i cassonetti, andate piuttosto a tirare pietre a Palazzo Chigi!” in particolare, e quella “Quanta violenza sprecata! ” … spero voglia dire solo “non sprecate tempo con la violenza contro oggetti che nulla hanno a vedere con i motivi della protesta, piuttosto impiegate il tempo in modo migliore”. Inoltre un conto è dire in faccia a Pannella quel che la gente pensa, un conto è sputargli. Sputargli è un atto di violenza indegno. Come indegni sono i black bloc, indegni chi non li fermano, indegni chi inneggia alla violenza… e allora siamo indegni o indignati?

    • “La frase “È inutile incendiare le auto e i cassonetti, andate piuttosto a tirare pietre a Palazzo Chigi!” in particolare, e quella “Quanta violenza sprecata! ” … spero voglia dire solo “non sprecate tempo con la violenza contro oggetti che nulla hanno a vedere con i motivi della protesta, piuttosto impiegate il tempo in modo migliore”.”

      Esatto Andrea. Io ho il vizio di esagerare, di portare tutto all’estremo. Però non mi sembra abbia mai parlato di sputi!

      Il mio messaggio è: Non serve a nulla passeggiare con una bandiera e neanche incendiare auto. Nel primo caso i “potenti” si gratterebbero gli zebedei standosene comodamente in poltrona, nel secondo ne approfitterebbero (come hanno fatto) per scopi politici, condannando la violenza e dichiarandosi paladini della giustizia! Come dire “dobbiamo punire chi ha rubato il lecca lecca al bambino piccolo malato di cancro che aveva solo questo diversivo…” chi non sarebbe d’accordo? Nessuno non sarebbe d’accordo -__-‘

      Non voglio inneggiare alla violenza, anche perché non saremmo MAI in grado di portare avanti una rivoluzione. Sono cinica, molto cinica, e quando ho saputo della morte di Gheddafi ho pensato alla fine che fanno i dittatori, come fosse una liberazione (anche se i libici non sanno che adesso dovranno fare i conti col neo-colonialismo).

      Comunque, che volete che vi dica, sarei voluta nascere partigiana ai tempi del fascismo…

  13. Ho letto la vostra discussione che trovo interessante, pochi in qusti giorni hanno avuto coraggio di sviscerare la questione. E’ un tabù in questo cazzo di Paese parlare di un’ eventuale “violenza utile”. Anche io ne ho discusso con gli amici o in famiglia.Sono un precario storico, da più di otto anni lotto per la stabilità e il 15 ottobre per la prima volta avevo simpatia per chi vestito di nero ha fatto quello che abbiamo visto. Un’ empatia dettata dalla rabbia,un ‘ empatia irrazionale ma innegabile. Chi scrive ha passato più di dieci anni della sua vita a salire sui tetti, ad occupare luighi simbolo, a praticare la disobbedienza civile e a marciare in centinaia di manifestazioni ,Genova 2001, compresa. Una delle domande che mi pongo è: Se lo statuto dei lavoratori, istituti come il diritto alla maternità, la malattia. la giusta causa le ferie ecc. sono stati ottenuti con grandi movimenti di popolo la maggior parte delle volte violenti e se ora dal pacchetto Treu in poi ce li stanno sistematicamente smantellando uno per uno con quaranta tipologie di contartti temporanei nella nostra legislazione lavorativa, non sarà forse il caso di ritornare alla determinazione, alla forza, alla violenza alla durezza di quegli anni ? Forse così ci riprendiamo il futuro che ci anno tolto… Non lo so, sono stanco e o trasformo la rassegnazione in rabbia o si trasformerà in depressione.
    INDIGNARSI NON BASTA PIU’ !!!!!!!!!!!

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