“Il riparatore di bambole” – Incontro con l’autore #1

Intervista in 3 atti, con il nostro autore Marco Giglio che ha appena pubblicato il suo nuovo romanzo.

I: Pubblicare un libro in maniera indipendente non è mai semplice: qual è stata la difficoltà più grande che hai incontrato lungo il percorso, e come l’hai superata?

MARCO: Sicuramente, la difficoltà più grande è stata ricominciare a scrivere dopo undici anni, soprattutto dopo aver perso parte del materiale che avevo già scritto. Molti autori non ricordano il momento esatto in cui tutto è iniziato. Io sì: era il 2014, erano le sei del mattino, e avevo appena riparato una coccinella di peluche per mia figlia Giulia, che aveva appena un anno. Da lì nacque uno storytelling per Abattoir, poi selezionato al MIA 2014, dove si piazzò al decimo posto con oltre 1200 voti. Quel risultato mi spinse a iniziare il romanzo. Ma nel luglio 2015, dopo mesi passati a scrivere sottraendo tempo alla famiglia, un guasto all’hard disk mi fece perdere quasi tutto. La delusione fu enorme, e lasciai perdere. Mi dedicai completamente alle mie due figlie, che allora avevano cinque e due anni. Ogni tanto, la mattina o la sera tardi, rileggevo qualche pagina con rabbia, aggiungevo qualcosa, ma tutto finiva lì.
Col tempo, chi aveva letto il mio primo libro (uscito anch’esso nel 2014) iniziò a chiedermi: “Quando ne pubblichi un altro?” Quelle voci mi hanno accompagnato e incoraggiato, ma riprendere un romanzo scritto anni prima, e soprattutto finirlo, è stato tutt’altro che facile. La nuova paternità mi aveva cambiato: dormivo poco, le giornate erano scandite da bollette, lavoro, problemi pratici. Non esiste ispirazione che tenga quando sei stanco. E la scrittura è un lavoro vero, che ti segue anche dopo aver spento il computer: ti accompagna nel traffico, nelle relazioni, nelle scelte.
Scrivere significa riscrivere, correggere, rifinire: verificare la coerenza dei personaggi, i dialoghi, gli archi narrativi. Poi impaginare, e riscrivere ancora tenendo conto dell’impaginazione. Infine rileggere cento, mille volte per scovare i refusi. La scrittura è un’amante esigente: si nutre dei desideri più profondi, ti fa sentire in colpa se non apri il file ogni giorno, ma nel caso di un romanzo ad esempio, ti ripaga offrendoti altre mille vite, anche solo immaginarie.

I: Tra editing, copertina, stampa e distribuzione, immagino ci siano state tante scelte da prendere: qual è stata la decisione logistica più difficile e cosa ti ha aiutato a orientarti?

MARCO: Nel 2025 esistono molte piattaforme che permettono di pubblicare un libro: un’opportunità accessibile a tutti, ma che purtroppo ha anche abbassato l’attenzione sulla qualità. Si pubblica spesso in fretta, senza cura, e il self-publishing viene ancora guardato con sospetto.
Anche per questa mia seconda pubblicazione, ho scelto comunque la via dell’indipendenza, attratto dalla libertà creativa e dalla rapidità che consente. Ho utilizzato la stessa piattaforma di self-publishing del mio primo libro, in cui ogni fase – dall’editing alla copertina, fino alla stampa e alla distribuzione – è affidata completamente all’autore. Per l’editing e la correzione di bozze, ho sfruttato gli strumenti più recenti: l’editor Copilot di Word, Grammarly, ma anche molta pazienza e riletture infinite. La copertina è stata invece affidata a un fotografo amatoriale molto bravo, capace di cogliere l’essenza emotiva del libro con sensibilità. La stampa e la distribuzione, invece, sono gestite direttamente dalla piattaforma, con disponibilità nelle principali librerie online e, a breve, anche all’estero, con l’idea di una futura traduzione in spagnolo. Non ho mai preso in considerazione un editore tradizionale: volevo che questo libro rimanesse mio, in ogni dettaglio. Molte case editrici lavorano solo con agenti, e il rischio era di attendere mesi senza neppure ricevere una risposta. A questo si è aggiunto un fatto personale: la malattia improvvisa di una persona a me molto cara, che non è riuscita a leggerlo prima di andarsene, lo scorso ottobre. La lotta contro il tempo, e contro il silenzio, mi ha dato la risposta definitiva: self-publishing, per non perdere l’urgenza di raccontare.

I: Oggi esistono piattaforme come Wattpad che permettono agli autori di farsi leggere ancora prima di pubblicare: cosa ne pensi di questi strumenti? Pensi possano essere utili anche a chi, come te, ha scelto l’auto-pubblicazione?

Marco: Conosco Wattpad, e anzi, è una delle piattaforme su cui iniziai a pubblicare qualcosa di mio. È senz’altro un ottimo modo per mettersi alla prova, farsi leggere, e creare una piccola comunità di lettori. Lo scambio tra persone che condividono le stesse passioni è sempre un’occasione di crescita, e anche chi sceglie la strada dell’auto-pubblicazione può trovare lì un primo riscontro, un banco di prova, un incoraggiamento.

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