Tra un flamenco e una sangria, squartiamo in allegria (l’orrore dei canili spagnoli)

Foto di Vida - Una zampa per la Spagna Amputazione di una zampa

Quando pensiamo alla Spagna, l’immaginario comune ci porta a pensare a un paese in cui si mangia la paella, si fa siesta, si è sempre rilassati e tutti sono simpaticissimi e pronti a divertirsi. Ma la Spagna ha i suoi scheletri nell’armadio e gli spagnoli in tema di animali più che fare fiesta, “fanno la fiesta” ai poveri sfortunati che si ritrovano a essere accalappiati o abbandonati in quelle che vengono comunemente chiamate “perreras”, cioè canili.

I canili ci sono ovunque, è vero, ma certe atrocità si spera che non siano altrettanto diffuse.

La verità è che quelli, più che canili, sono dei centri in cui si pratica senza alcuna remora ogni tipo di sevizia sui nostri animaletti preferiti, siano essi cani o gatti.

Le testimonianze di queste barbarie le possiamo leggere sul blog www.unazampaperlaspagna.org, gestito da alcune associazioni che hanno creato una rete di volontari italiani residenti in Spagna che fanno loro da “contatto”. Non si vuole esagerare facendo un paragone con i servizi segreti, ma dietro questo orrore c’è una macchina che si alimenta di segnalazioni, di pagamenti sottobanco ai gestori dei canili pur di strappare i poveri prigionieri ad atrocità indescrivibili. Queste organizzazioni vivono soltanto dell’abnegazione dei volontari e delle donazioni, del tamtam telematico per far adottare le bestiole seviziate. Le volontarie portano avanti una vera e propria guerra contro questi stermini indiscriminati, in quanto la legislatura permette di sopprimere anche cani e gatti sani e quindi suscettibili di adozione.

Ma andiamo per ordine, ché a noi piace raccontare le cose per bene. Tutti si chiederanno “ma com’è possibile che i nostri simpaticissimi cugini iberici, tra un flamenco e l’altro, siano capaci di macchiarsi di tali crimini e rimanere impuniti?” Semplicemente perché la legge spagnola ha delle regole peculiari per quanto riguarda la “tutela” dei cosiddetti “animali da affezione”, cioè cani e gatti e di “qualsiasi altro animale custodito nella propria abitazione”. Esiste una sola legge (L. 32/2007) in merito, che non disciplina in maniera adeguata la questione degli animali da affezione e compagnia, ma unicamente la cura degli animali (“el cuidado de los animales”) in riferimento al loro sfruttamento, al trasporto, alla sperimentazione e alla soppressione (“en su explotación, transporte, experimentación y sacrificio”).

Per quanto riguarda gli animali da affezione esiste solo una disposizione addizionale (esposta in tutti i suoi punti qui) la cui competenza è demandata alle varie regioni, che hanno scelto (tutte tranne la Cataluña) la soppressione indistinta, dopo un tot di giorni variabile, degli animali ricoverati nelle perraras. Un aspetto su cui occorre soffermarsi è che queste strutture percepiscono circa 60 euro per ogni cane che entra, ma non viene pagata una retta per il loro mantenimento da parte dello Stato, per cui è comprensibile che si instauri un continuo ricambio “mortale”. Inoltre, putroppo l’entrata in vigore della legge che impone l’identificazione attraverso un microchip (peraltro giustissima) ha  incentivato l’abbandono sia perché i padroni vogliono evitare il costo del dispositivo elettronico d’identificazione che ammonta a circa 50 euro sia per eludere ogni responsabilità diretta sulla gestione e la cura del proprio animale. In vero esiste una norma che è servita qualche volta a condannare i colpevoli di maltrattamento1.

Le diverse direttive delle municipalità spagnole in merito agli animali, seppur differiscano nello specifico, hanno in comune la soppressione indiscriminata degli animali “ospitati” nei canili spagnoli e il modo di attuare tale legge, in quanto non esiste alcun controllo per quanto riguarda i metodi di soppressione, che il più delle volte avviene nel modo più fantasioso e cruento possibile. Le testimonianze in merito sono a dir poco agghiaccianti. Pare che le mutilazioni, le sevizie e le violenze siano all’ordine del giorno (sono visibili sul sito di Vida foto e video che ritraggono gatti scuoiati, cani strangolati e altri orrori). Una delle modalità di soppressione degli animali è l’uso di paralizzanti che provocano una morte cosciente e lenta, in seguito alla quale i disgraziati vengono impalati, impiccati, inforcati e le loro carcasse buttate in fosse comuni. Si tratta di veri e propri campi di concentramento, un vero olocausto per i nostri amici a quattro zampe. Pur trattandosi nella stragrande maggioranza dei casi di animali sani e quindi adottabili, non si promuove minimamente l’adozione: i cani “ospitati” in queste strutture vivono quei pochi giorni consentiti senza cure veterinarie, anche quando gli animali arrivano in condizioni pietose, anzi in questo caso vengono soppressi immediatamente. Inoltre, chi adotta spesso deve pagare un riscatto, il cui importo è a discrezione del proprietario della perrera. Una precisazione che va fatta è che in Spagna insieme alle strutture municipali ci sono moltissime strutture private, dove si compiono i crimini più efferati sui pelosetti, in quanto gestite da persone che non hanno il minimo rispetto per gli animali. Ma non è tutto: esiste un’opzione ancora più raccapricciante; i proprietari stessi possono abbandonare nelle perreras i loro cani e gatti per chiedere la soppressione, senza distinzione di età e salute. Esistono anche comuni non convenzionati con le perreras: in questo caso, queste atrocità si compiono davanti a tutti, perché il veterinario del paese uccide i randagi direttamente in strada.

Una pratica a quanto pare molto diffusa in Spagna è l’impiccagione dei cani da caccia: vengono lasciati sulle zampe posteriori ad attendere lentamente la morte per sfinimento. Sono moltissimi i casi di levrieri lanciati nei pozzi, impalati dall’ano alla gola, tagliati a pezzi, trascinati da auto.

Alcuni canili hanno dei forni crematori e la cosa più eclatante è che ciò viene pubblicizzato sul sito web come soluzione per liberare i cittadini dalla “piaga” dei randagi, considerati alla stregua di un cumulo di immondizia. Anche se le camere a gas sono proibite, sono molti i canili che esalano fumi mortali per uccidere gli animali (quando non li stordiscono soltanto). Il più delle volte i canili spagnoli mostrano all’esterno un aspetto per nulla spettrale, alcuni sono eleganti e puliti. Ma dietro questa facciata di “normalità” si nascondono disumanità infinite. Dietro le porte si celano dei veri e propri bunker senza finestre, illuminati con luci al neon, in cui vengono stipati gli animali in box, vere e proprie celle, nelle quali non sono presenti ciotole né con acqua né con cibo. Le volontarie italiane riferiscono che a dispetto della pulizia e dell’asetticità, quei posti odorano solo di morte imminente. Esistono anche perreras dove le condizioni sono invivibili e i cani vivono quei pochi giorni concessi nella più totale mancanza di ogni norma igienica e sanitaria, di misure veterinarie o di profilassi.


Oggi, molti animali (ma non abbastanza, purtroppo) riescono a scampare a questa tragica fine, grazie al sacrificio e al lavoro di varie associazioni animaliste, come Vida – Una zampa per la Spagna, Pluto, ecc. – che organizzano dei veri e propri viaggi della speranza per portare gli sventurati animaletti da affezione in Italia e affidarli a famiglie fidate. E lo fanno tra mille difficoltà, mettendo a repentaglio anche la loro vita, soldi, salute e avendo a che fare con personaggi tutt’altro che fidati, gente crudele e senza scrupoli come molti dei gestori dei questi canili.

A metà luglio è trapelata la notizia secondo cui uno di questi furgoni, trasportanti ventiquattro cani e gatti salvati dalle perreras e destinati ad altrettante famiglie italiane, è stato fermato dalla Guardia Civile a meno di un km da Cadice, base da cui raggiungono poi l’Italia. L’associazione Vida ha sottolineato che i trasporti sono sempre avvenuti nel rispetto delle norme, dal momento che gli animali avevano con sé tutta la regolare documentazione. I giornali spagnoli, invece, parlano di animali costretti a viaggiare in condizioni pessime, acuite dal caldo, oltre che per l’irregolarità dei documenti di viaggio. Beh, a dirla tutta, l’interessamento della Guardia Civile alle condizioni di viaggio di animali scampati ai lager canini locali appare quanto mai fuori luogo. Infatti, sempre dalle testimonianze riportate sul sito Vida, apprendiamo che coloro i quali si macchiano di crimini contro gli animali non incorrono in pene gravi o per la maggior parte delle volte restano impuniti. Quindi appare assai sospetto questo improvviso interessamento alle condizioni di trasporto degli armaluzzi da parte dei volontari, quando le autorità si sono dimostrate in più occasioni cieche davanti a crudeltà manifeste e gratuite su cani e gatti. I volontari hanno si sono posti la stessa domanda e hanno trovato spiegazione nel fatto che giusto il 13 luglio era prevista la consegna al Parlamento europeo di più di 100.000 firme richiedenti l’abolizione delle perreras. Nel giro di pochissime ore fu appurata la regolarità del trasporto, in quanto tutti i cani erano regolarmente microcippati e vaccinati. Tuttavia, si è dovuto attendere che il giudice tornasse dalle ferie, ma a causa di un intoppo “burocratico” i suddetti si trovano ancora in terra ispanica e pare che qualcosa si sbloccherà soltanto a metà novembre. Affinché non si insinui il dubbio che questi animalisti celino dietro la facciata di associazione benefica un “traffico” illegale di animali, è opportuno sottolineare che oltre ai viaggi della speranza, questa associazione ha cominciato a costruire con le donazioni spontanee canili e gattili vicine alle perreras del terrore dove ricoverare gli animali salvati e dar loro un po’ di tranquillità in attesa di una famiglia disposta ad accoglierli.

E in Italia? Come ci comportiamo noi in fatto di cura degli animali? Come sono i nostri canili? Se lo chiede  proprio oggi La Repubblica in una delle sue inchieste. Date un’occhiata qui.

1 Informazioni utili si possono trovare anche in questo post

2 thoughts on “Tra un flamenco e una sangria, squartiamo in allegria (l’orrore dei canili spagnoli)

  1. Come hai giustamente scritto a fine articolo, la situazione in Italia non è delle migliori, siamo cugini in tutto e per tutto, non ho ancora letto l’articolo di Repubblica ma presumo che anche qui le leggi che legiferano i canili sia stata fatta all’acqua di rose………

  2. Per quanto mi riguarda trattare male i cani è come trattare male i bambini, perché a volte i cani sono come figli e fratelli. Sono degli esseri fedeli e naturalmente buoni e non si meritano queste barbarie.

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