Il consumatore traditore

di Antonio Nicolò Zito

Anche e specialmente per il vestiario il consumatore si rivela un gran traditore. A nulla valgono le promesse d’amore che legano un paio di pantaloni o una felpa al suo acquirente; col tempo saranno passati sia i sentimenti che l’interesse per il capo che verrà abbandonato nel cassetto meno agevole dell’armadio per poi passare a ‘peggior vita’ col successivo cambio di stagione. Chili di roba archiviata e dimenticata negli anni e costantemente rimpiazzata dalle ultime “novità”.shop

Eppure il tradimento non è il solo peccato diffuso, c’è anche l’invidia: cosa si è pronti a dare per mostrare la stessa disinvoltura, lo stesso carisma e lo stesso charme di tale amico – o puntando più in alto – di tale attore/modello?! Per fortuna le grandi firme forniscono regolarmente quantità identiche dello stesso prodotto e così, sicuri di tanta e tale abbondanza, si finisce con l’essere travolti dal meccanismo di compra-usa-getta tanto pratico e diffuso fino quasi a costituire una schiavitù commerciale… risultato: il vestirsi tutti uguali, spesso con roba di dubbia qualità anche se costosissima (e importata) e sentirsi a disagio se non lo si fa.

Eppure c’era un tempo, il tempo dei nonni, in cui a contare era principalmente il tessuto, la sua qualità e non la marca. Si comprava lo scampolo di stoffa e si faceva realizzare dalla sarta di fiducia il cappotto necessario che si sarebbe usato per diversi anni passando tra i vari fratelli fino a quando una volta davvero consumato lo si sarebbe rivoltato dandogli nuova vita e utilizzo. Perché era questo il destino delle cose: essere amate e rispettate, considerate quasi preziose, beni da mantenere e tramandare. Altra storia, altri tempi.

Ma le pratiche del riuso e del riciclo e dello scambio, di nuovo attuali, giungono a deviare, anche se di poco, la direzione intrapresa. Gruppi come Bandabaratta e Basta ca tu veni a pigghiari propongono lo scambio autonomo e gratuito di qualsiasi tipo di oggetto da parte di chi non ne ha più bisogno a chi invece potrebbe averne, evitando così, per tale oggetto, la difficile condizione esistenziale di ‘rifiuto’.

Riciclare si può ma bisogna essere creativi per farlo, bisogna andare oltre le etichette e riuscire ad avere immaginazione: una cassetta della frutta non è solo una cassetta, potrebbe servire ad organizzare gli spazi in un camerino; pedane di legno se fornite di cuscini possono diventare divani e così via. Le stoffe, a mio vedere, sono le più poetiche di tutte, il tempo le rende morbide e portatrici di storie e di mode passate che possono riqualificarsi se tagliate e accoppiate prontamente, e questo è quello che facciamo per t’ummagggini, ma questa è tutt’un’altra storia.
Così invitiamo anche voi a sperimentare la vostra individualità e il vostro saper fare, per trovare un gusto non imposto da nessuno che vi farà risparmiare ed essere più ecologicamente consapevoli: buon riciclo!

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.