La paura delle donne e il privilegio degli spazi

Michela Murgia in un suo spettacolo raccontó di aver fatto una domanda, credo sui social, chiedendo alle donne “cosa fareste se per 24h nel mondo non ci fossero uomini?” e che le risposte ricevute erano state tutte uguali. In sostanza le donne rispondevano che sarebbero uscite di notte senza aver avuto paura per la propria incolumità. C’era chi diceva che sarebbe andata a ballare senza problemi, chi sarebbe andata a correre di notte con tutte e due le cuffiette per la musica messe, chi sarebbe uscita vestita come voleva senza sentirsi in pericolo, o semplicemente chi sarebbe andata a fare una passeggiata in piena notte senza ma e senza se. In pratica ció che emergeva era che senza gli uomini le donne si sarebbero sentite piú sicure. La murgia inoltre ipotizzò, e a ragione, che gli uomini non hanno la percezione del fatto che esiste una paura così radicata.

Non avevo mai riflettuto effettivamente sulla percezione degli uomini riguardo il tema, pensavo direttamente che non si ponessero il problema. Fino a quando un paio di setimane fa non feci una chiacchierata con un mio connazionale qui in Spagna. All’hotel dove lavoro alloggiarono una coppia di italiani, molto simpatici, coi quali ho avuto diverse conversazioni. L’ultima loro notte si attardarono a parlare con me un po’ per salutarci un po’ per farmi compagnia – facevo il turno di notte. Parlammo del più e del meno e del fatto che non mi sentirei del tutto comoda se dovessi tornare a vivere in Italia. “Come mai?” chiesero,“per il maschilismo molto più radicato rispetto alla Spagna e per la mancanza di sensibilizzazione a temi femministi. In Italia, ad oggi, per me sarebbe difficilissimo trovare un compagno, ad esempio”, la buttai sul ridere. Loro invece rimasero seri e un po’ offesi, fidanzato e fidanzata che si chiedevano come mai non ci fosse uomo degno di stare con una receptionist qualunque! Ovviamente fu lui a chiedere spiegazioni – gli uomini hanno questo senso di onore per il quale ci chiedono di spiegargli considerazioni che non accettano a priori – e gli dissi che in Italia non esiste nessuna “chiacchierata”, che sia da parte dei genitori, della scuola o – figurati! – della Chiesa, che tratti temi femministi, cioè di uguaglianza di genere e di libertà, anzi si radicalizzano molto gli stereotipi di genere e che quindi si cresce e si rimane in una specie di incoscienza collettiva. Qui in Spagna un po’ meno.

Per battere a briscola gli feci pure un esempio che ero sicura avrebbe percepito come assurdo. Gli dissi: “il mio ragazzo, ad esempio – che per inciso non è nemmeno spagnolo, è francese – se di notte torna a casa a piedi, e per strada davanti a lui sul marciapiede c’è una donna che cammina, lui cambia automaticamente marciapiede, per non farla sentire in pericolo“. Lui sbarrò gli occhi incredulo, fece una risatina nervosa e disse “eh, vabbè ma che motivo c’è? Perchè, se io cammino tranquillo senza infastidire nessuno, devo cambiare marciapiede?” chiese pensando fosse un gesto esagerato e non necessario. Gli risposi ció che sto per scrivere qua sotto ma lui rimase piuttosto scettico dichiarando, inoltre, che era un maresciallo dei carabinieri.

Perchè non è un gesto esagerato? Perchè voi uomini avete il privilegio di camminare per strada senza sentirvi costantemente in pericolo. E non vi rendete conto che questo è, di fatto, un privilegio! Voi uomini avete il privilegio degli spazi. Noi donne non possiamo prenderci i vostri stessi spazi, non abbiamo questo privilegio. Noi donne non possiamo andare a correre di notte con tutte e due le cuffiette. O meglio sì, possiamo, ma con la paura di non tornare a casa, con la paura COSTANTE di sentirci in pericolo. Avete il privilegio di non aver paura! Quindi, se per poter dare a noi donne un poco di quel privilegio, dovete dimensionare il vostro e attraversare quel cazzo di marciapiede, dovete farlo senza lamentarvi, se davvero volete che il mondo sia un posto equo.

4 thoughts on “La paura delle donne e il privilegio degli spazi

  1. Non so se rispondere o meno. Non capisco se sia utile condividere una visione. Mi domando anche se sia necessario. Tuttavia, una cosa la posso scrivere: l’intelligenza è anche coltivare dubbi riguardo il proprio punto di vista, se non altro considerare che sia solo uno tra i tanti punti di vista possibili; d’altra parte, il piano geometrico è l’insieme infinito di punti e linee. E la Scrittrice scomparsa a me non ha chiesto proprio nulla, né a tante donne che conosco, sicché la sua ricerca non può assumere valore assoluto, né può avere più importanza di un avallo alle proprie convinzioni. Ancora una volta, si parla ingiustamente di categorie (ed è cosa pericolosa e limitata), non si parla di persone.

  2. Tema attualissimo e interessanti punti di vista. Non so se attraverserò la strada la prossima volta che incrocerò una donna camminando per strada, non credo. Però mi piacerebbe invece compensare quei torti che la categoria (sono d’accordo con Dora, termine “limitato”, ma siamo limitati e dobbiamo semplificare) degli uomini ha fatto contro la categoria delle donne. Ho pensato e ripensato a cosa si potrebbe inventare per difendere le donne da noi uomini, e ho pensato anche che sarebbe bello quel qualcosa lo inventasse un uomo. Tutto con la consapevolezza che quando dici uomo intendi maschio, ma uomo è anche la specie umana, quindi anche la donna, è il galantuomo così come il vigliacco stupratore. Ed è vero che non si può stare tranquilli, anche come uomini a pensare a madri, a figlie a mogli e fidanzate, sorelle in giro per strade più o meno trafficate, più o meno all’ombra.

  3. Anche io, leggendo, ho sentito la necessità di allargare il campo; e inoltre una grande tristezza, seguita dalla rabbia, per la questione del marciapiede. Che credo o voglio riassumerla in un senso di generosa empatia che attende tempi migliori per vivere una parità e che, con questa stessa preziosa empatia, collabora intanto a realizzarla!

    Capisco pure quello che vuole dire Dora.
    Ieri però sono stata a un convegno sulla revisione dei nostri codici deontologici sanitari e… passare dalle dietrologie interessate (e ideologiche) di questa revisione istituzionale alla violenza imperialista e interessata della cultura macro che ci abita é, per fortuna in certi incontri, un attimo!
    Intendo dire Dora che da qualche parte, dagli esempi, dal Micro dobbiamo iniziare, si spera con rispetto, apertura mentale ed empatia. Non con ideologia e santificazione ndi pochi, certo…
    Altrimenti, se facciamo solo incontri sulla violenza istituzionale attraversata da spinte dis-umane in generale (che é il vero problema delle nostre vite, compresi i codici deontologici e le questioni di genere, tutti, a mio avviso, strumentali e spesso usati per allarmare anche!), distaccandoci dagli eventi quotidiani che derivano da quella Cultura disumana lì, a troppi le faccende non arrivano. Per parlare delle faccende problematiche partiamo dal basso, dal micro. Poi certo, dobbiamo avere la visione complessa e potere allargare! Murgia ha detto delle cose, utili a qualcuno. Ci sono anche altri che hanno detto e al momento magari non sono in voga, certo. Ma le cose utili, anche se non possiamo, per fortuna, essere d’accordo su tutto, comunque restano appunto “utili” per tutti, soprattutto se possono essere allargate e questionate ovunque e da chiunque (come stiamo facendo qui!) :)

    Grazie!

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